UN EFFERVESCENTE WEEK-END PRENATALIZIO BRESCIANO

LO SCIOPERO GENERALE DELL’ USB

Sono successe parecchie cose a Brescia in ambito politico-sociale tra il 13 ed il 15 dicembre. Esse meritano di essere analizzate una per una, perché sono molto interessanti. E sono tra loro in qualche modo collegate.

Partiamo dallo sciopero generale di venerdì 13 proclamato dalla Unione Sindacale di Base, cui “Potere al Popolo!” ha partecipato convintamente condividendone i contenuti. E da quello indetto a Brescia, in contemporanea, su iniziativa della parte ancora combattiva dei sindacati confederali, dalle organizzazioni cioè dei metalmeccanici, a seguito della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale Federmeccanica-Assistal. Essa infatti non ha voluto discutere le richieste contenute nella piattaforma presentata unitariamente da Fim Fiom Uilm e approvata a larga maggioranza dai lavoratori, ma ha presentato un’inaccettabile contro-proposta.

UN MALCONTENTO SEMPRE PIU’ DIFFUSO NEL PAESE REALE

USB e sindacati confederali degli operai metalmeccanici sono riusciti così a materializzare un disagio diffuso che si vive a Brescia come nel resto del Paese e che si concentra soprattutto attorno al tema dei bassi salari. Rinnovi contrattuali sotto il tasso di inflazione significano un abbassamento del livello di vita, c’è poco da fare. E questa verità il 13 dicembre è venuta fuori con forza.

GRANDI ADESIONI A BRESCIA E IN PROVINCIA

Nei trasporti su gomma urbani ed extraurbani si sono registrate adesioni sicuramente più alte del previsto allo sciopero generale. Si sono avvicinate al 50%, grazie al sostegno di lavoratori e lavoratrici aderenti ad altre sigle sindacali oltre che a quella dell’ USB .

Segno chiaro che al tema di un rinnovo del contratto nazionale giudicato gravemente insufficiente, si è aggiunta la protesta  per lecontinue messe in discussione del diritto di sciopero.

Del resto era stato proprio Salvini a pronosticare questo esito quando, nella sua ordinanza successivamente annullata dal TAR, aveva affermato che “si prevede che la partecipazione allo sciopero generale sarà particolarmente consistente”, inserendo questa tra le motivazioni che secondo lui avrebbero giustificato l’ ennesima precettazione.

E poi c’è stata una adesione diffusa, anche se certamente con percentuali minori, in molti settori, come quelli della logistica, del commercio o delle cooperative sociali.  Assieme ai lavoratori “italiani bianchi”, sono scese in lotta folte rappresentanze del mondo migrante. Quest’ ultimo sta soffrendo infatti un surplus di politiche discriminatorie da parte del Governo Meloni, che si va a sommare all’impoverimento generale che stiamo subendo tutti.

Anche il movimento di lotta per la casa, denunciando l’attacco al diritto all’abitare e gli effetti prossimi venturi del ddl 1660, che mira a criminalizzare i movimenti e introduce aggravi di pena per chi protesta, ha fatto sentire la sua voce.

Altissima è stata inoltre l’adesione allo sciopero generale proclamato da parte di Fim, Fiom e Uilm di Brescia.

Tutte le realtà industriali locali sono risultate coinvolte, con percentuali di astensioni dal lavoro oscillanti tra il 70% ed il 95%. A partire dall’ Alfa Acciai e dalla Leonardo di Brescia per arrivare alla Beretta e alle altre fabbriche della Val Trompia, dove massicciamente gli operai hanno incrociato le braccia.

LA PIATTAFORMA DELLO SCIOPERO GENERALE

Nello sciopero generale indetto dalla USB, lo slogan “alzare i salari” si è accompagnato, come ormai da quasi due anni, con la richiesta di “abbassare le armi”. Il nesso tra impoverimento del paese e corsa agli armamenti comincia a trapelare nella coscienza di tante cittadine e di tanti cittadini.

Dopo questo segnale inequivocabile che esiste un diffuso disagio sociale e che ci sono organizzazioni sindacali che pongono questioni serie e concrete, ci si aspetta che dal governo vengano segnali di disponibilità a tenere conto delle ragioni dei lavoratori. A meno di non voler far allargare ulteriormente la protesta.

Quanto accaduto proprio a Brescia nella serata di quello stesso 13 dicembre, non lascia presagire tuttavia nulla di buono.

UNA PARATA NEOFASCISTA NOTTURNA

Improvvisamente infatti, precedute da qualche “annuncio” lanciato sulle loro pagine social e da un comunicato stampa pressoché ignorato dai principali organi di informazione locali, si sono materializzate in corteo le “forze identitarie di Brescia”.  Che sarebbero un coordinamento composto da  “Brescia ai Bresciani”, “Casa Pound”, “Comunità Militante Brescia”, “Nazionalisti Camuni”, “Rete dei Patrioti” e “Veneto Fronte Skinheads”.  

Poco più di duecento (fatti lievitare a cinquecento dal mainstream locale e addirittura da quello nazionale) tra militanti del posto ed altri assai poco raccomandabili soggetti arrivati da Verona, Bergamo e Milano, hanno sfilato dal Parco Gallo alla stazione ferroviaria passando per Via  Corsica “contro il degrado e la criminalità”.

La manifestazione si è tenuta secondo le regole delle rappresentazioni neofasciste, con sventolio di tricolori tanto dannunziani, abiti-divise rigorosamente neri, fumi rossastri, linee marziali distanziate in ordine di marcia, ecc.

IL BRACCIO DELL’ ULTRADESTRA CITTADINA TRA D’ANNUNZIO, I FUTURISTI  E NOSFERATU

In una serata gelida e piovigginosa, lungo strade praticamente deserte, i “soldati politici” hanno sfilato al grido di “Brescia è nostra e ci appartiene”. Rivendicando, con echi futuristi: “Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!”. E sfogando, attraverso slogan urlati nel vuoto, le loro ossessioni. Poi, conclusa l’ “impresa ardita”, in un nuovo comunicato-stampa, hanno sciorinato l’ intero repertorio.    Il “degrado dilagante nella città”, le “sempre più zone di Brescia abbandonate all’incuria, trasformate in ghetti spesso inaccessibili agli italiani”, la “stazione cittadina ecosistema abitato ormai solamente da spacciatori e sbandati”, il “fallimento della società multirazziale”, la “sostituzione etnica”, le  “classi dell’asilo composte solo da figli  d immigrati”  e via dicendo. Affinché non mancasse una verniciata “sociale”, se la sono presa anche con la Confindustria che “richiede manovalanza straniera sottopagata a discapito dei diritti e delle tutele dei lavoratori”.  

Ma tirando le somme, la cosa curiosa è che il braccio dell’ ultradestra è sceso per strada- guarda un po’- proprio alla fine della giornata di uno degli scioperi generali più riusciti degli ultimi tempi.

LA MENTE DELL’ ULTRADESTRA CITTADINA

La mente dell’ultradestra, quella che sta all’ opposizione in Loggia, ha spalleggiato del resto da par suo l’operazione, emanando a propria volta un comunicato in cui non prende affatto le distanze dai neofascisti, bensì si scaglia contro “le manifestazioni organizzate dai centri sociali, che spesso sfociano in episodi di violenza e in cori contro le Forze dell’ Ordine”.

Nella nota, la mente dell’ ultradestra si scatena anche contro i due o tre esponenti della maggioranza di centrosinistra che “non hanno sostenuto la mozione contro l’antisemitismo e hanno paragonato Israele ai nazisti”, oltretutto ostinandosi a non dare le dimissioni come richiesto dall’ “Associazione Italia-Israele” (e forse dal Mossad).

Nella “Brescia al contrario” del 2024, quindi, la mente dell’ultradestra vorrebbe far passare l’idea che uno dei meriti della lugubre sceneggiata del 13 dicembre sarebbe stato, seppur indirettamente, anche quello di aver contrastato l’ antisemitismo…

LA SFILATA DELLE DICHIARAZIONI DELL’ ANTIFASCISMO DI SISTEMA

L’ effetto immediato della triste carnevalata nera è stato, di fatto, quello di oscurare dalla narrazione del mainstream locale ogni approfondimento sulle ragioni e sugli esiti dello sciopero generale avvenuto in quella stessa giornata.

E di offrire su un piatto d’argento l’occasione a tutte le liste civiche e partiti dell’attuale maggioranza di centrosinistra a Palazzo Loggia, per esibirsi in un diluvio di dichiarazioni antifasciste. Prontamente rilanciate dalla grancassa mediatica.

In esse si esecra l’accaduto, si invitano tutte le forze politiche a fare un cordone sanitario per isolare i rigurgiti del passato, ci si profonde in dimostrazioni di amore per la Brescia inclusiva e accogliente.

Discendenti di illustri famiglie cittadine, che oggi siedono sugli scranni senatoriali di Palazzo Madama, e Custodi della Memoria hanno anche  trovato coincidenze simboliche.

La manifestazione dell’ultradestra neofascista sarebbe avvenuta non a caso il giorno dopo il 55° anniversario della Strage di Piazza Fontana, due giorni prima del 48° di quello della cosiddetta Strage di Piazzale Arnaldo. L’ unica coincidenza temporale che non hanno notato è stata proprio la più evidente: con lo sciopero generale del sindacato di base e dei metalmeccanici dei sindacati confederali…

D’altra parte fa un certo effetto assistere a questa levata di scudi di un’area politica che finora a Brescia, in tema di sicurezza, ha dato ampiamente corda alle paranoie dell’ultradestra.

Non dimentichiamo che la sindaca e il “Comitato per la Sicurezza Pubblica” hanno mantenuto il divieto, voluto dall’ ultima Giunta dell’allora centrodestra nel 2008, di utilizzazione di Piazza della Loggia per le manifestazioni antifasciste riservandola a quelle “istituzionali”. E che il Consiglio comunale ha approvato trasversalmente un documento nel quale in sostanza si condannano le proteste contro il genocidio del popolo palestinese, assimilandole ad atti di antisemitismo. Solo per citare due esempi, ma molti altri se ne potrebbero fare.

D’altronde per il campo liberaldemocratico è più semplice da percorrere la strada del ricompattamento, dell’ Union Sacrée contro il risorgente fascismo. Più facile parlare di questo tema, che non tocca i grandi interessi, piuttosto che concentrarsi sui problemi del consumo di suolo, della redistribuzione della ricchezza e dell’inquinamento. Questioni da decenni irrisolte in città e via via aggravatesi, cui il ceto politico di centrosinistra, così come quello  di ultradestra del resto, non sanno fornire soluzioni.

LA PRIMA RISPOSTA DELLA BRESCIA ANTIFASCISTA

Sindacati confederali e associazioni liberaldemocratiche varie annunciano future iniziative unitarie in risposta alla provocazione neofascista.

Ma già il 15 dicembre parte dell’opinione pubblica cittadina ha provveduto a mobilitarsi. E ancora una volta la possibilità è stata offerta dalla solidarietà alla causa palestinese. A conferma di come il tema della liberazione di un popolo martoriato e quello dell’ antifascismo in Italia si intreccino strettamente.

In una città distratta dall’atmosfera natalizia, non è stato fatto venire meno il sostegno alla popolazione palestinese che resiste, mentre l’incendio in Medio Oriente continua ad allargarsi, coinvolgendo direttamente anche la Siria.

Alle ore 17.00, da piazza Rovetta, è partita così una silenziosa fiaccolata promossa dal Coordinamento Palestina di Brescia. Almeno seicento cittadine e cittadini bresciani, il triplo cioè dei neofascisti arrivati da mezza Val Padana due giorni prima, hanno attraversato il centro storico con bandiere e striscioni concludendo il loro percorso in Piazza Duomo. “Potere al Popolo!” di Brescia e Provincia era presente con una sua delegazione.

Ad accendere la città illuminata a festa – nella serata del 15 dicembre – sono state dunque anche le decine di fiaccole portate in segno di protesta e di denuncia permanente del genocidio in corso del popolo palestinese. Un abominio che provoca quotidianamente decine di assassinii di bambini, donne, malati, anziani da parte delle feroci soldatesche israeliane.  Il mainstream tende ormai a far passare l’ orrore sotto silenzio.  Esso non va invece né dimenticato, né sottovalutato.

In chiusura della manifestazione è stato ricordato infatti come il Coordinamento Palestina tornerà con ulteriori iniziative di piazza a gennaio 2025. Le mobilitazioni di protesta nel frattempo continueranno. Oltre al boicottaggio individuale dei prodotti israeliani che finanziano armi e genocidio, a gennaio sono in programma iniziative contro il ddl 1660.

Chi partecipava al  corteo era consapevole però che esso  costituiva comunque anche una prima risposta a ciò che era accaduto la sera di due giorni prima in città.

REDAZIONE