
UNA INSENSATA OSTINAZIONE
Malgrado la Commissione Europea abbia clamorosamente bocciato Brescia, nella primavera di quest’ anno, per il titolo di European Green Capital Award 2025, la Giunta Castelletti si è intestardita a ripresentare la candidatura per il 2026.
Una delle tante trovate propagandistiche che prescindono dalla realtà dei fatti, ma che caratterizzano ormai sempre più la sindacatura attuale. Ideone tipo quella recente del brand “Brescia la tua città europea” con annesso font, di cui abbiamo avuto modo di parlare, risoltasi in modo grottesco.
NUOVI DATI ALLARMANTI
Eppure i dati concernenti Brescia nel “Rapporto 2024 sull’ Ecosistema urbano” di Legambiente, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, che misura le condizioni ambientali dei capoluoghi di provincia italiani, avrebbero dovuto indurre ad un minimo di prudenza e decenza.
Bocciati anche stavolta alcuni indicatori fondamentali: qualità dell’ aria, produzione dei rifiuti, spreco dell’ acqua e energie rinnovabili. Segno più per numero di alberi, uso del suolo e mobilità. Un elemento essenziale, la salute dell’aria, rimane quindi tra i punti critici di Brescia. E’ vero che si è calati da 85 giorni di superamento dei limiti nel 2022 a 62 nel 2023 e sono diminuiti i valori medi di biossido di azoto, PM 10 e PM 2,5. Resta il fatto che il limite massimo dovrebbe essere 35 giorni. Ed il colpo di fortuna che ha favorito il decremento, cioè un’ annata più piovosa della precedente, non si ripresenterà sempre.
Gli amministratori locali di Centrosinistra si ostinano a sostenere che il Comune in tema di aria pessima non possa fare niente, perché la colpa è del “catino padano”, del “climate change” planetario, ecc.. E si compiacciono anzi per i risultati del report in merito alla gestione della mobilità e del verde, nonostante la perdita secca di nove posti in classifica nella graduatoria dei capoluoghi rispetto al precedente (dal 21° al 30° su 106).
Insomma, tutto pur di non offuscare la “narrazione” di una “capitale green” propinata quotidianamente dalla sindaca Castelletti e dai “verdi” di varie sfumature che la sostengono.
L’assessora all’ Ambiente Camilla Bianchi (in quota PD) annuncia, ad esempio, un ennesimo “Piano”, il “Piano dell’ Aria e del Clima” in fase di stesura e pronto, presumibilmente, per il dicembre 2025. Un “Piano”, a quel che se ne dice, fatto tutto di “ottica strategica” e di “impegno forte sull’ implementazione di azioni specifiche” basate sulle immancabili “mappature” nonché sull’ “adattamento anche ai nostri stili di vita”. Insomma il solito politichese green inconcludente che la cittadinanza bresciana è abituata a sopportare ormai da decenni.
Quanto all’ ultradestra, al governo in Regione Lombardia e all’ opposizione in Comune, essa ha detto con la consueta brutalità come la pensa in tema di inquinamento e qualità della vita. L’ assessore regionale all’ Ambiente e Clima, il leghista Giorgio Maione (anch’ egli peraltro bresciano) ha dichiarato infatti che le cose devono restare così come sono “a meno che non si voglia chiudere il 75% delle attività economiche e spegnere il 75% degli impianti di riscaldamento”. Avanti tutta quindi con le attuali politiche a favore dei trasporti pesanti, degli allevamenti e dell’agricoltura intensivi.
SCAVALLARE LA DIRETTIVA EUROPEA
La nuova “Direttiva Europea dell’ Aria” approvata a fine ottobre dal Parlamento Europeo prevederebbe, per la verità, limiti stringenti sui principali inquinanti atmosferici. Stabilirebbe anche nuove norme per il monitoraggio dello smog e per il miglioramento della qualità dell’ aria. Si vorrebbe in questo modo per lo meno avvicinare gli standard europei alle linee guida dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità. D’altra parte la “Direttiva” contiene la possibilità di rinviare- a certe condizioni- molto estesamente oltre il termine previsto del 2030 il rispetto di tali limiti. Si tratta di deroghe fino a dieci anni… Su questa possibilità di sono gettate a capofitto, senza distinzioni politiche di sorta, non a caso tutte le regioni della Val Padana (Lombardia, Piemonte, Veneto leghiste ma pure l’ Emilia-Romagna democratica).
UNA CAMERA A GAS
In un simile, desolante quadro generale, Brescia resta dunque una sorta di camera a gas alimentata da polveri sottili, nonché una tra le città più inquinate non solo a livello nazionale, ma anche europeo.
Un’ altra classifica, quella stilata dall’ “European Environment Agency” (EEA), considerando gli indicatori chiave della “qualità dell’ aria” davvero allarmanti, ha infatti piazzato Brescia all’ ottavo posto tra i capoluoghi italiani dove si respira l’ aria più avvelenata e al tredicesimo a livello continentale su un totale di 372 città prese in esame.
PER UNA COERENTE OPPOSIZIONE AMBIENTALISTA
In questo contesto, il panorama delle sedicenti organizzazioni ecologiste cittadine è desolante.
Alle ultime elezioni regionali e comunali, esse si sono saldamente piazzate dentro il Sistema corresponsabile della pericolosissima situazione dell’ambiente nella regione e in città.
Per quanto riguarda Brescia in particolare, ricordiamo l’ incolonnamento dei “Verdi” di vario rito sparsi nelle liste “Brescia Attiva”, “Brescia Green” e “Al lavoro con Brescia” con il Centrosinistra di Laura Castelletti. L’ essersi accodati alla carovana creata in occasione della campagna elettorale del maggio 2023 gli ha consentto in effetti di arrivare dentro Palazzo Loggia. Per fare non si sa bene cosa, visti i risultati ottenuti finora.
Così resta oggi un unico raggruppamento ecologista coerentemente schierato e in difesa dei diritti dei cittadini rispetto alle problematiche provocate dall’ inquinamento ambientale. Si tratta del “Tavolo Basta Veleni”.
Esso già non si era prestato a fungere da ennesimo cammeo verde all’ interno dello schieramento liberaldemocratico di Sistema, né tanto meno in quello dell’ultradestra, in occasione delle tornate elettorali sopra ricordate. E continua tuttora nella sua lotta tenace per denunciare le plateali mancanze delle amministrazioni di ultradestra in Regione Lombardia e di centrosinistra nel Comune di Brescia.
UN’ IMPORTANTE INIZIATIVA PUBBLICA

Nel corso di un flash-smog tenutosi di fronte alla centralina del Broletto di via Mazzini l’ 8 dicembre scorso, gli attivisti del gruppo di lavoro hanno infatti diffuso i dati dell’inquinamento atmosferico relativi al 2024 fino al mese di novembre.
Ebbene, come c’ era da aspettarsi, tutte e cinque le centraline dell’agglomerato di Brescia che misurano la qualità dell’aria, in particolare le Pm10, hanno già registrato il superamento dei 35 giorni di limite imposti dalle norme europee e nazionali.
A ciò si devono aggiungere i rilevatori di Rezzato (54 giorni) e di Sarezzo (30). La centralina di Brescia San Polo è per ora inattiva per rilevare le Pm10. Tirando le somme, si è arrivati ad una media di 41 giornate di emissioni fuorilegge. Brescia quindi è di nuovo sotto procedura di infrazione!
Soprattutto è stata smontato lo story-telling propinatoci metodicamente dalle forze politiche di Sistema.
«La regione Lombardia e il Comune di Brescia – hanno infatti dichiarato i rappresentanti di “Tavolo Basta Veleni” – si affannano a sostenere che la situazione va migliorando da alcuni anni, ma dire che la qualità dell’aria odierna è migliore di quella di due anni fa non vale a poter rassicurare la popolazione sul fatto che non esistono più rischi, anzi se ne conoscono sempre di più».
Autorevoli studi medici hanno dimostrato che il particolato atmosferico e, in particolare quello fine, sono causa di malattie polmonari e respiratorie nonché di altre patologie che possono portare anche alla morte, specie nei soggetti più deboli. E Brescia ha il primato europeo per decessi riconducibili all’inquinamento, causati da particelle capaci di penetrare in profondità nel sistema respiratorio, correlate a tumori e patologie come l’obesità, il diabete, l’Alzheimer. Basterebbero questi dati a smontare qualsiasi “narrazione” consolatoria.
RESPONSABILITA’ A BRESCIA CE NE SONO

Le responsabilità dell’amministrazione locale risultano infatti molte e grosse. La rete degli impianti di rilevamento è inadeguata e insufficiente. Ci sono vuoti di monitoraggio e il malfunzionamento di alcuni essenziali rilevatori di smog, come quello di via Tartaglia, che quest’anno è rimasto fuori uso per più di 2 mesi!
Il capoluogo così continua a restare tra le città italiane più distanti dal raggiungimento degli obiettivi dell’Ue, che ha già deliberato, nel caso delle Pm10, norme ancora più restrittive, abbassando il limite di superamenti da 35 a 18 giorni l’anno. Limite per il quale, non a caso, le Giunte regionali della Val Padana si stanno prontamente attivando- come accennavamo sopra- per chiedere deroghe decennali…
ESISTE SEMPRE UN’ALTERNATIVA
E’ evidente, insomma- hanno dichiarato i rappresentanti del “Tavolo Basta Veleni”- che a fronte della nuova normativa europea, le autorità pubbliche regionali e comunali “non hanno saputo né voluto adottare efficaci misure per contrastare l’inquinamento atmosferico, sia di origine industriale sia veicolare, ma anche originato dall’agricoltura intensiva”.
L’ elenco dei provvedimenti che si sarebbero potuti attuare e che non sono stati neppure presi in considerazione in un continuo rimpallo di competenze e responsabilità è lungo: non sono mai stati posti limiti alle emissioni, non è stato adeguatamente arginato il traffico a motore, non sono state prese misure strutturali per contenere l’immissione in atmosfera di sostanze nocive e di pericolosi veleni. Silente rimane anche la magistratura, che non prende iniziative e non si attiva dinanzi ad una situazione che costituisce un vero e proprio stato di pubblico pericolo.
“Potere al Popolo!” di Brescia e Provincia condivide le preoccupazioni espresse dagli attivisti del “Tavolo Basta Veleni!” e le proposte di intervento da loro avanzate. Lavoriamo a livello nazionale e locale perché si affermi un progetto politico, popolare, che sia davvero autonomo dalle cordate di potere e dai giochi politici dei responsabili del disastro attuale.
FILIPPO RONCHI