
Io provengo da un piccolo paese dell’Appennino, in cui vi sono ancora le classiche figure di riferimento: il prete, il sindaco, il farmacista, il medico, il maresciallo, qualche ricco imprenditore o commerciante, e così via.
Nonostante vi siano queste “personalità”, vi è un’assoluta promiscuità dei luoghi di ritrovo: i bar, la piazza, la chiesa.
E non vi è alcuna differenza, visti i numeri risicati, nelle scuole frequentate dai figli: tutti nelle scuole pubbliche del paese o dei paesi intorno (per le superiori).
Figli del notabile locale, della borghesia, dei ceti popolari crescono insieme e instaurano amicizie, spesso per la vita. La scuola pubblica è un elemento interclassista.
A Brescia ho invece constatato la presenza di varie scuole private, spesso con rette proibitive.
Se ne è occupato in maniera approfondita il giornale online BresciaToday con due articoli: “Eccellenza a Brescia: quali sono le scuole riservate ai ricchi” e “Scuole private cattoliche a Brescia, dall’ asilo al liceo: come sono e quanto costano”, in cui si danno varie informazioni sulle varie scuole private e da cui apprendo i costi.
L’ISB ovvero l’International School of Brescia, che garantisce formazione dall’infanzia a baccalaureato, ha un costo che parte da 11 mila euro annui per le scuole infanzia e arriva fino a 18.950 per le superiori.
La Laas (Lonati Anglo American School of Brescia) che forma dagli 0 ai 19 anni, parte da 8.650 per asilo nido e arriva ai 13.500 per le superiori
Il Liceo internazionale Guido Carli (di proprietà dell’Associazione Industriale Bresciana) ha una retta da 8.000 euro l’anno .
Rette non accessibili non solo alle classi popolari, ma anche a buona parte della piccola borghesia!
Più accessibili invece le rette degli istituti cattolici (ma sempre fuori dalla portata dei ceti più precari) con costi che vanno dai 4.300 euro all’anno della Canossa Campus ai 4.700 del Liceo Don Bosco.
Completano il quadro degli istituti privati cattolici il Liceo Scientifico Luzzago dei francescani e il Liceo Classico Arici dei gesuiti (che hanno tutto il percorso scolastico dalle elementari), l’Istituto Santa Maria di Nazareth a San Polo (gestiscono alunni dall’infanzia alle superiori).
Un panorama di offerte del privato piuttosto ampio.
Personalmente non sono contrario al privato purché a costo zero per lo Stato. Stato che ha già problemi a racimolare i soldi che servono per le scuole statali.
Però mi pongo due domande:
1. si ha davvero un’ eguaglianza dei punti di partenza tra i nostri ragazzi se uno frequenta un istituto che costa 18 mila euro all’anno e uno frequenta una scuola pubblica? Avranno a disposizione laboratori dello stesso livello? Le stesse possibilità di attività extra-scolastiche ?
2. i ragazzi che frequentano questi istituti hanno una corretta percezione della complessità della realtà? Un ragazzo che frequenta un istituto da 4 o 18 mila euro all’anno, riesce davvero a percepire le difficoltà, i bisogni, i gusti che possono avere i ceti popolari non trovandosi durante la propria carriera scolastica a frequentarli? Tanto più che molti di questi istituti forniscono formazione non solo nel liceo ma anche dall’infanzia.
Considerando che, quantomeno per retaggio familiare, molti di quelli che frequentano questi istituti saranno classe dirigente non si rischia quindi di formare una elite del tutto avulsa dalla società civile, mentre i ragazzi dei ceti popolari si barcamenano nella difficoltà della vita comune ?
FILOMENO VISCIDO