NEL MEDIOEVO LIBERALFASCISTA BRESCIANO, AI POVERI CI DEVE PENSARE IL VESCOVO…

UN PAESE DI MISERABILI DENTRO UNA CITTA’ RICCA

Dentro la ricca città di Brescia c’è un altro paese senza nome di 1.441 abitanti, quello dei senza casa (dato Istat). Ma, secondo chi opera sul campo, la stima dovrebbe essere più alta, visto l’andamento degli ultimi tempi. I clochard sono equamente distribuiti tra italiani di “razza ariana” e “allogeni” (come direbbero i fascio-cospirazionisti nostrani). Non pochi i minorenni (se ne contano circa 240). E anno dopo anno aumentano, se non mese dopo mese ormai.

Le “Unità di Strada” della Caritas, che vanno a recuperare le persone che non hanno trovato posto in dormitorio e vivono all’ addiaccio, ne avevano intercettate 85 nel 2022. Nel 2023 erano 190. Una “crescita” del 126%. Per il 2024 i dati sono in corso di elaborazione e non lasciano presagire nulla di meglio, anzi.

Alla storica Mensa Menni di Via Vittorio Emanuele II in passato arrivavano circa 1.500 poveri, nel 2024 sono stati quasi in 2.000.

Sempre l’anno scorso altre 1.000 famiglie bresciane sono state supportate con aiuti economici. Quasi 7.000 hanno dovuto far ricorso ai pacchi alimentari forniti dalle associazioni caritative della diocesi.

Ma le difficoltà economiche stanno diventando così forti che, se non tutti finiscono in mezzo a una strada, di sicuro aumenta la quota di chi non riesce a non farlo.

IL SISTEMA LIBERALFASCISTA BRESCIANO E IL PROBLEMA DELLA POVERTA’

Per l’ Ultradestra in doppiopetto, che siede unica purtroppo sugli scranni dell’opposizione a Palazzo Loggia, e per i gruppi fascio-cospirazionisti locali, che rappresentano qui la faccia più cupa e feroce del Sistema liberalfascista, si tratta di una massa di delinquenti, tossicodipendenti, stranieri mandati da Soros che avrebbe scelto proprio Brescia per attuare un “terrificante esperimento”  di “sostituzione etnica” integrale. Tutti o da sbattere in galera e buttare via la chiave, o da far “re-emigrare”, o da sanzionare con il DASPO urbano.

I dati invece ci dicono che ci troviamo dinanzi ad una massa umana in cui sono presenti in quantità sempre più consistente precari, lavoratori sottopagati, single divorziati o separati. Due su tre, non a caso, sono uomini fra i 35 e i 54 anni.

Da parte sua, il Centrosinistra che sostiene la Giunta Castelletti, il volto più presentabile (quello liberale) del Sistema Liberalfascista della Leonessa, sembra avere altre priorità.

L’ inaugurazione di un nuovo teatro a Via Milano, le campagne promozionali alla “Brescia La Tua Città Europea”, le recenti magnifiche luminarie con relativi splendidi addobbi natalizi nel salotto buono di Corso Zanardelli, Piazza della Loggia e vie limitrofe, ne hanno costituito un plastico esempio.

ALLA FINE SI E’ MOSSO IL VESCOVO

Così alla fine, verso la metà di dicembre 2024, l’iniziativa l’ha dovuta prendere il vescovo, Monsignor Pierantonio Tremolada. Dinanzi alla constatazione di un simile “tasso di sviluppo” della povertà e di una simile latitanza delle autorità pubbliche, ha intuito che diventava necessario aggiungere strategie ulteriori al tanto che l’associazionismo privato bresciano già fa. 

“INSIEME PER LA CURA”

In questo preoccupante contesto, è nato perciò il progetto “Insieme per la cura” promosso dalla Curia vescovile, cogliendo anche gli spunti offerti dalla “Giornata Mondiale della Povertà” voluta dal papa e dal Giubileo 2025, di cui a Brescia rappresenterà una delle opere simbolo.

L’ intento generale è quello di aumentare le azioni di contrasto al diffondersi degli stati di marginalità sociale e sanitaria. Nello specifico, gli obiettivi sono tre.

  1. Migliorare l’accesso ai servizi sanitari e socio-assistenziali delle persone senza fissa dimora, fornendo interventi di primo livello nelle sedi che le ospitano o presso gli enti erogatori.
  2. Creare un sistema di supporto che garantisca continuità assistenziale.
  3. Provare a costruire una rete di collaborazione e comunicazione tra le strutture ospedaliere, i servizi sociali, le organizzazioni caritative e le istituzioni locali.  

Il 57% degli ospiti in strutture di accoglienza, dormitori, mense, ha una o più patologie gravi fisiche e/o mentali che richiedono cure mediche, infermieristiche, psichiatriche costanti. Esse non possono certo essere affrontate e men che mai prevenute da chi sprofonda nella miseria. Tanto più se all’ ospedale ci finisce quando lo trovano stremato in un angolo di strada. Per capirci meglio: l’aspettativa di vita per questi soggetti, attualmente, è di trenta anni inferiore rispetto alla media.

UNA CAROVANA DI SOLIDARIETA’

Per concretizzare la sua idea, il vescovo è riuscito a mettere insieme nell’ impresa una serie impressionante di realtà: Acli provinciali, Ats Brescia, Fondazione Opera Caritas San Martino (che sarebbe la sezione operativa della Caritas diocesana), Associazione Casa Betel 2000, Kemay Cooperativa Sociale, Congrega della Carità Apostolica, Congregazione Suore Ancelle della Carità, Diocesi, Fondazione Poliambulanza, Provincia Lombardo-Veneta Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio Fatebenefratelli a cui sono collegati l’ Irccs (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) Centro San Giovanni di Dio e il Villaggio di San Giovanni di Dio ramo onlus con sede a Brescia, Società San Vincenzo de’ Paoli.

Il coordinamento delle operazioni è stato affidato a Giovanna Ghitti, assistente sanitaria presso la Poliambulanza, nel ruolo di case manager cui verranno fatte le segnalazioni. Sarà lei a valutare le richieste, attivare i professionisti e indicare il percorso più adatto ai poveri presi in carico.

DIVISIONE DEI COMPITI

Alcuni enti porteranno i servizi della salute a persone di fatto disperate e non abituate, a o non in grado di, cercarli; altri si dedicheranno alla formazione di operatori, altri offriranno soluzioni residenziali; altri ancora si occuperanno alla raccolta dei fondi.

Fra sei mesi avverrà la prima verifica del progetto. Intanto è già partito un corso di formazione per 34 operatori.

UNA SORPRESA O UNA CONFERMA DEL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA LIBERALFASCISTA?

Come “Potere al Popolo!” di Brescia, ciò che ci stupisce, in tutta questa vicenda, è però un altro aspetto.

Ossia il ruolo marginale, sussidiario delle istituzioni laiche cittadine, a partire dal Comune.

Certo, anch’esso si trova nell’ elenco dei benefattori, chiamiamolo così, ma come uno perso tra i tanti. Non si sa oltretutto esattamente con quale ruolo. Considerando la lista nutritissima di associazioni religiose o collegate alla chiesa cattolica, verrebbe da pensare che si tratti più che altro di una comparsata, di un inserimento per onor di firma.

Di sicuro l’ iniziativa non è partita dalla Giunta di Palazzo Loggia, che evidentemente non reputa interessante la questione. Ci ha dovuto pensare il vescovo, appunto.  

Si potranno avere notizie più precise in merito? Oppure come al solito ci sentiremo rispondere- se mai arriveranno risposte- che non ci sono soldi, che il  Comune fa già fin troppo, che comunque queste problematiche non sono di sua competenza ma della Regione, la quale ovviamente ribatterà che essa non c’entra niente, perché si tratta di ambiti di cui deve occuparsi da Roma il ministero tale o tal altro, ecc.?

FRANCESCO ROVARICH