Il 23 giugno è morto Adriano Mazzelli, 53 anni, originario di Gardone Valtrompia e residente a Prevalle.
Era un operaio di quelli che svolgono uno dei lavori più pesanti e pericolosi, un lavoro che richiede di stare perennemente all’ erta, malgrado dalla normativa non venga catalogato neppure come attività usurante.
Nella cava di marmo di Botticino in cui era addetto, la “tragica fatalità” è accaduta ieri mattina intorno alle 10. Nonostante il tempestivo arrivo dei soccorsi e gli sforzi per salvarlo, non c’è stato nulla da fare.

Arrivato all’ Ospedale Civile in eliambulanza, Mazzelli è spirato poco dopo, a causa delle gravissime condizioni in cui si trovava. Era stato travolto infatti da un blocco di marmo all’interno di una delle cave della azienda Martinelli di cui era dipendente da molti anni. Anni di esperienza che non gli sono serviti ad evitare la “morte bianca”.

Secondo una prima ricostruzione stava passando nei pressi di un blocco di marmo, già lavorato, che si sarebbe staccato proprio in quel momento. Per estrarlo da sotto la lastra, è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno dovuto sollevare la pesante lastra con una potente gru per riuscire a creare uno spiraglio da cui estrarre il moribondo.
Almeno finora, si è avuta la decenza di non parlare di “disattenzioni” o “leggerezze” della vittima.
Ovviamente partirà un’inchiesta- l’ennesima- della procura e del personale dell’Ats, specializzato nel fare luce sugli “infortuni” sul lavoro.
Perché l’interrogativo vero è quello del motivo per cui una lastra di marmo si stacca improvvisamente schiacciando un addetto e individuare le responsabilità. La cava intanto è sotto sequestro.
Ancora un morto dunque, ancora un padre di famiglia ucciso mentre lavorava. Quante volte abbiamo parlato della situazione drammatica del mondo del lavoro nel Bresciano da quando, appena un anno fa, abbiamo cominciato a pubblicare su questo blog!
Ma quanti ne devono morire ancora per avere più ispezioni nei cantieri e nelle cave, più controlli su macchinari e attrezzature, per ottenere lo stop alle attività quando la temperatura percepita supera i 35 gradi, attivando la cassa integrazione per cause climatiche, e soprattutto per avere una legge che paragoni gli infortuni mortali agli incidenti stradali mortali?
L’hanno fatto anche per gli incidenti fluviali ma per i morti sul lavoro no.
La legislazione attuale per governo e Confindustria è più che sufficiente. Eppure i morti sul lavoro ci sono ogni giorno.
Servono nuovi deterrenti, come la galera, l’arresto immediato e bisogna impedire che tutto finisca con un risarcimento di pochi “spicci” alle famiglie quando va bene. Quanto vale la vita di un operaio?
Nel solo settore delle costruzioni, in Lombardia si contano già oltre 10 morti nei primi sei mesi del 2025, a cui si sommano le 21 del 2024. A livello nazionale, stiamo superando i morti dello scorso anno che già oltrepassavano le duemila unità, comprendendo coloro che muoiono per strada durante i trasferimenti sul posto di lavoro.
Ma dal governo dei condoni non possiamo aspettarci nulla….
Basta! Basta! Dobbiamo essere consapevoli che per il profitto sono pronti ad emulare i serial killer.
Il “regime change” serve in Italia.
DARIO FILIPPINI