IL GIOCO DELLE PARTI VA IN SCENA A PALAZZO LOGGIA

LA DEBÁCLE DELL’ ULTRADESTRA

La seduta del Consiglio Comunale del 24 gennaio  a Brescia è stata molto istruttiva. Ha rivelato in pieno i meccanismi di funzionamento del Sistema nel capoluogo.

L’ Ultradestra in doppiopetto si era illusa di mettere in difficoltà la maggioranza di Centrosinistra presentando una mozione sui fatti del 28 dicembre. Ma si è dovuta amaramente ricredere. Anzi, ha dovuto subire tutta l’ impressionante potenza di fuoco di uno schieramento che va dal noto centro sociale ad Azione passando per il Partito Democratico, le varie liste civiche Castelletti e i Verdi Attivi (pro-A2A).

Ed ha senza dubbio subìto una sonora batosta.

ANTEFATTO: LA “BATTAGLIA DI PIAZZA VITTORIA

Nelle settimane precedenti l’ Ultradestra aveva cominciato a preparare il terreno, ingigantendo quanto avvenuto a Piazza Vittoria il 28 dicembre 2024.

Alcune fasi di tensione verificatesi tra le forze dell’ordine e i manifestanti quel giorno al presidio antifascista erano state trasformate in una grande battaglia campale tra estremisti di Sinistra e polizia, che aveva sconvolto il centro cittadino.

LA MOZIONE E IL PIANO DELL’ULTRADESTRA

L’ Ultradestra aveva poi chiesto un Consiglio Comunale straordinario in cui discutere una propria mozione in proposito, da far votare anche al Centrosinistra.

Il testo era articolato su quattro concetti: condanna di tutti coloro che erano scesi in strada non rispettando le indicazioni della Questura, compresi quindi i consiglieri del noto centro sociale organico al Centrosinistra e della “Lista Brescia Attiva” (pro A2A); condanna degli slogan “di odio e violenza”, in primis l’ormai celeberrimo “10,100,1.000 Acca Larentia”; solidarietà alla polizia aggredita; stanziamento di 10.000 euro per lo studio della Costituzione nelle scuole.

Pensavano così di far “esplodere le contraddizioni dell’amministrazione”. Poveri ingenui.

ASTUZIE PROCEDURALI DELLA MAGGIORANZA

Sin dalle fasi procedurali le vecchie volpi al governo locale avevano sfoderato tutte le loro astuzie.

In primo luogo la discussione richiesta con urgenza era stata inserita in un Consiglio già convocato al 30 gennaio, ma anticipato per l’occasione al 24.

Era così finita al 21° punto dell’ ordine del giorno, persa verso metà pomeriggio di una seduta smisurata, cominciata la mattina presto e dedicata a una marea di altri temi.

In secondo luogo, cinque minuti prima dell’ inizio di detta discussione, era spuntata fuori una seconda mozione presentata dal Centrosinistra, che i consiglieri dell’ opposizione avevano potuto leggere durante un intervallo di un quarto d’ora concesso dal presidente.

PREDISPOSIZIONE DELLA TIFOSERIA

Nell’ aula si trovava poi un folto pubblico, quello dei grandi giorni.

Era formato in netta maggioranza sempre dagli appartenenti al noto centro sociale organico al Centrosinistra, pronti ad intervenire con cori e cartelli e striscioni nei momenti giusti.

LA MOZIONE DEL CENTROSINISTRA

La mozione della maggioranza è stata frutto, a quanto si dice, di un lungo lavoro di “mediazione” durato settimane e protrattosi, pare, fino alla pausa-pranzo dell’ interminabile seduta.

In tale mozione si parlava di antifascismo e di antirazzismo.

Si metteva in risalto il contesto politico in città, ossia le provocazioni dei gruppi fasciorazzisti- a partire dalla lugubre parata notturna di Santa Lucia- che avevano avvelenato il clima.

Si affermava al tempo stesso “la necessità di manifestare nel rispetto delle autorità preposte all’ ordine pubblico” e si esprimeva “gratitudine e piena fiducia” a polizia e carabinieri “per aver favorito una soluzione che consentisse di non dare rilievo alle tesi fasciste e razziste”.

IL DIBATTITO: L’ ULTRADESTRA SGANGHERATA

Non avendo quasi niente di sostanzialmente diverso da sostenere rispetto agli avversari in merito alle problematiche vere che attanagliano la città (aumento della povertà, crisi abitativa, inquinamento e cementificazione, predominio della famigerata SpA dei rifiuti e dell’ energia), l’ Ultradestra ha scelto di giocare la carta della disperazione. Confidando forse in qualche sostegno a livello di governo nazionale.

Si è messa di fatto cioè nelle mani degli energumeni del cartello “Difendi Brescia”. Ma questa scelta si sta rivelando molto rischiosa, se non addirittura controproducente. Tanto più che alcuni di di quegli esaltati fasciorazzisti erano stati anche candidati nelle liste della coalizione che si presentò alle Comunali del maggio 2023 contrapposta a quella di Castelletti.  

Una conferma della strada scivolosa in cui si è ficcata l’ Ultradestra in doppiopetto, la si è avuta durante il dibattito svoltosi attorno alle due mozioni.

Già l’ intervento d’apertura del capogruppo Rolfi è risultato paradossale. Secondo la sua singolare interpretazione storica, il fascismo consisterebbe nella negazione delle regole e nel non riconoscimento delle istituzioni dello Stato.

Per cui la vera manifestazione fascista sarebbe stata quella di Piazza Vittoria del 28 dicembre, mentre manifestazioni democratiche sarebbero state quelle del cartello “Difendi Brescia”, perché hanno sempre rispettato le indicazioni della Questura.

Nel proseguo della discussione, anche le infelici uscite dei consiglieri di “Fratelli d’ Italia” Margaroli e Ferrari hanno lasciato allibiti.

Per il primo, il Movimento Sociale di Almirante avrebbe fatto parte dal 1946 al 1994 del cosiddetto “Arco Costituzionale”.

Per la seconda, Pino Rauti- a cui è intitolata una delle sezioni locali del suo partito- sarebbe stato un rispettabile deputato e uomo di studi vittima di una persecuzione giudiziaria da parte di magistrati politicizzati.  

IL DIBATTITO: IL CENTROSINISTRA RECITA TUTTE LE PARTI IN COMMEDIA

E’ chiaro che di fronte ad una simile opposizione non ci poteva essere partita.

Il Centrosinistra ha potuto sfoderare tutte le proprie sfaccettature, come in un caleidoscopio, con una raffica di interventi che hanno frastornato e  surclassato i rivali.

La sindaca Castelletti è intervenuta con un discorso da politica navigata. Trentaquattro anni passati nelle stanze di Palazzo Loggia non sono acqua fresca. Ha ribadito il suo duro giudizio sulla manifestazione del 28 dicembre, la sua quotidiana solidarietà e collaborazione con la Questura. E ha condannato nuovamente la partecipazione di due consiglieri comunali della maggioranza che, appunto in quanto tali hanno “un di più di responsabilità”, al presidio antifascista di Piazza Vittoria. I cittadini tutti devono però rispettare le regole e le istituzioni, quindi la sua sollecitazione era rivolta anche “al Centrodestra quando penso a Trump”.  Malgrado l’ammonimento, ha ricevuto il plauso di alcuni esponenti dell’ opposizione.

 Quanto alla rappresentante della “Lista Brescia Attiva(pro A2A), presente in piazza quel fatidico 28 dicembre, ha incassato con grande disinvoltura,  dicendo che “la maggioranza non si divide, le differenze sono una ricchezza, perciò non c’è nessun problema. E’ l’antifascismo che tiene insieme tutto”.

Poi l’ha buttata in caciara lanciando un paio di slogan sul “governo neofascista” (forse la faccenda finirà in Parlamento) e su “l’antifascismo è nostro e non lo deleghiamo”. In quest’ ultimo caso ha ripreso, per gli intenditori, una vecchia parola d’ ordine dell’ Estrema Sinistra degli Anni Settanta, omettendone però- con la consueta saggezza- la prima parte (“Fiducia nello Stato non ne abbiamo”).

Il rappresentante di “Azione” si è allora dissociato e altrettanto hanno fatto il capogruppo del PD ed il presidente dell’ assemblea, anch’egli del PD.

Ecco, il PD.

Come al solito, i suoi rappresentanti si sono detti non solo a fianco della sindaca, ma anche hanno dichiarato di comprendere i manifestanti del 28 dicembre.

Pur ritenendo inopportuna quell’ iniziativa, hanno infatti affermato che questo è il caso in cui bisogna applicare due pesi e due misure, perché un conto è l’antifascismo, un conto sono il neofascismo e il razzismo.

Per quanto riguarda il primo, ci sono solo diverse modalità di mobilitazione. Alcune condivisibili, altre no.

Ha poi puntualizzato Maestro Fenaroli che c’è un “antifascismo che vince” (quello della manifestazione istituzionale del 20 dicembre) e c’è “un antifascismo che perde” (quello del presidio militante del 28 dicembre).

Da parte sua il rappresentante del noto centro sociale organico al Centrosinistra, ha sostenuto- citando sapientemente gli articoli 18, 22, 23 del Codice di Pubblica Sicurezza- che quel 28 dicembre 2024 si era restati comunque nella norma.

Gli ufficiali di polizia e dei carabinieri presenti non avevano fatto squillare tre volte la tromba per disciogliere l’assembramento e non si erano messi la fascia tricolore… Tutto in regola, dunque…

Facciamo notare, per inciso, che nel suo comunicato emesso subito dopo il 28 dicembre, Walter Muchetti, assessore alla Sicurezza, aveva puntato il dito contro Rifondazione Comunista addossandogli chissà quali responsabilità per l’ accaduto, ma non aveva fatto cenno al noto centro sociale di cui sopra, senza dubbio il maggiore attore sulla scena quanto a petardi, slogan truculenti, ecc. Una dimenticanza casuale?

ESITO DELLA VOTAZIONE

Insomma, è andata a finire che l’ Ultradestra sul suo documento ha preso 8 voti e 19 contro… Mentre il Centrosinistra ha avuto 19 voti a favore e 4 contro. Ciò significa che i voti contro il documento del Centrosinistra si sono ridotti della metà rispetto agli otto che l’ Ultradestra aveva preso per il suo! Centrosinistra che, oltretutto, ha potuto permettersi il lusso di ricevere il voto contrario del consigliere del noto centro sociale organico al Centrosinistra stesso. Tanto la cosa risulta ininfluente.

Ma l’ idea della “pluralità di posizioni fonte di ricchezza” era stata non a caso rilanciata, in uno degli ultimi interventi succedutisi, anche dalla consigliera di origini extracomunitarie della “Lista Civica Castelletti”. Veniva così suggellato il trionfo del Centrosinistra in tutte le sue sfumature, apponendovi il crisma del politicamente corretto.

C’ E’ TANTA VOGLIA DI ANNI SETTANTA A PALAZZO LOGGIA

Ha colpito, durante la discussione sulle mozioni, il ripetersi, da una parte e dall’ altra dei due schieramenti di Sistema, di espressioni come: “Anni Settanta”, “Opposti Estremismi”, “innalzamento della tensione a livelli mai visti se non negli Anni Settanta”, “necessità di abbassare i toni a Brescia”.

Invece l’impressione è che, sotto sotto, il Palazzo non aspetti altro.

Un revival degli Anni Settanta farebbe comodo un po’ a tutti. L’ attenzione dell’ opinione pubblica sarebbe deviata sulla sarabanda ininterrotta delle provocazioni, delle risposte alle provocazioni, ecc. 

Si oscurerebbero i problemi concreti nel capoluogo che né la maggioranza né l’opposizione di Sistema da decenni vogliono, possono o sono capaci di risolvere e che si incancreniscono sempre più. Eppure sono proprio tali problemi che interessano la stragrande maggioranza dei cittadini.

MEGLIO PREPARARSI AL PEGGIO

Intanto i fasciorazzisti del cartello “Difendi Brescia” hanno già annunciato un’altra marcia notturna per il 10 febbraio. Stavolta in pieno centro storico, con partenza dalla ex-caserma Goito.

Una fiaccolata con tanto di consueti sventolii di tricolori e spargimenti di fumi rossastri. Per commemorare i “martiri delle foibe”- dicono- che contrapporranno probabilmente a quelli di Piazza della Loggia, così, tanto per alimentare il casino.

UNA VALUTAZIONE SU QUANTO ACCADUTO

Con il dibattito del 24 gennaio, si sono raggiunti nel capoluogo, da parte di entrambi gli schieramenti di Sistema, vertici difficilmente eguagliabili di ipocrisia e malafede.

Ipocrisia e malafede che si ritrovano in pieno nei testi delle due mozioni presentate.

E’ più che mai necessario quindi continuare a costruire, in questa situazione difficilissima e torbida, una presenza politica realmente alternativa alle due facce del Liberalfascismo locale che controlla la vita cittadina.

Ripartendo ogni volta dalle difficoltà vere, concrete, materiali di chi vive e soffre in questa città.

Il nostro antifascismo, in particolare, non può essere affidato a chi mette sullo stesso piano organizzazioni fasciorazziste e collettivi o associazioni culturali.

Nè a chi collabora con il Sistema.

In questo senso “Potere al Popolo!” ha già provveduto a difendere il 17 gennaio scorso la sede dell’ Unione Sindacale di Base a Brescia da possibili incursioni degli esaltati cospirazionisti riunitisi al Parco Pescheto.

Continueremo a vigilare. Il tempo del tone policing è finito.

FILIPPO RONCHI