Mercoledì 22 ottobre, nelle prime ore del mattino, è partita la campagna a sostegno dei lavoratori della IVECO.

Sono stati effettuati un volantinaggio ai cancelli della fabbrica, presso l’entrata di Via Fiume, e successivamente una conferenza stampa cui hanno preso parte esponenti delle organizzazioni politiche e sindacali della sinistra che una volta si sarebbe definita “di classe”. Fra essi erano presenti anche militanti di “Potere al Popolo”.

Si tratta di una sinistra che ha la sua ragion d’essere storica nell’ impegno e nella lotta per la difesa dei lavoratori. E che oggi si trova esclusa dalle rappresentanze istituzionali a causa di leggi elettorali truffaldine, studiate appositamente per escludere persino dal diritto di tribuna tutte le formazioni politiche e sindacali non riconducibili agli ambiti di una comoda, finta alternanza di Sistema.
Ciò è particolarmente evidente qui a Brescia anche in relazione alla gravissima vicenda della fabbrica IVECO, subito passata sotto silenzio dopo alcune dichiarazioni d’ufficio rese in estate dagli esponenti locali dei partiti di destra e di centrosinistra.
Per questo è più che mai necessario un rilancio delle iniziative volte a denunciare la drammaticità della situazione e a promuovere iniziative di sensibilizzazione e a tutela degli interessi di chi nella fabbrica o attorno alle attività della fabbrica vive.

E’ bene quindi ricordare nei dettagli i fatti.
Con 3,8 miliardi il gruppo indianoTata Motors ha acquistato ai primi di luglio 2025 il gruppo Iveco, tranne gli stabilimenti di Bolzano e Piacenza, e Vittorio Veneto appartenenti al Iveco Defence Vehicles spa venduti al gruppo Leonardo per 1,7 miliardi e quindi “blindati” dal governo Meloni in quanto ritenuti “strategici” dato che producono armamenti.
Ma quali garanzie vi sono per i circa 12.000 lavoratori e le lavoratrici, degli stabilimenti di Brescia, Suzzara, Foggia, Torino?
Quali garanzie per le migliaia di lavoratori e lavoratrici dell’indotto? Quali garanzie per le maestranze in somministrazione con scadenze contrattuali?
La verità è che sono a rischio in totale circa 30.000 posti di lavoro.

A giugno del 2026 i padroni indiani di Tata Motors prenderanno pieno possesso del gruppo Iveco. Hanno promesso che “per due anni” manterranno la produzione e posti di lavoro.
Ma quel che accadrà dopo due anni è avvolto finora nel più fitto mistero. Anzi, nemmeno tanto fitto, considerando quel che è accaduto all’ ex-ILVA di Taranto, acquistata anch’ essa da un gruppo straniero dove gli Indiani avevano un ruolo essenziale.
Intanto però si possono porre esplicitamente domande che non ammettono reticenze o silenzi. Perché reticenze o silenzi equivarranno all’ammissione di una volontà di smantellamento dell’ azienda.
E dunque: che cosa si produrrà negli stabilimenti Tata Motors? Quanti lavoratori verranno occupati? Ci saranno delocalizzazioni? A quanti verrà chiesto il prepensionamento? Ci saranno investimenti nelle singole unità produttive? Tutti gli stabilimenti rimarranno attivi nella produzione? O sarà soltanto una operazione finanziaria speculativa del tipo Levareged By Out ovvero “acquisizione con indebitamento”?
Bisogna capire nel più breve tempo possibile se Tata Motors è interessata solo ad assorbire la rete commerciale Iveco per poi procedere a delocalizzazioni e chiusure, o se vuole sviluppare ulteriormente la capacità di produrre veicoli commerciali, con investimenti nel processo di elettrificazione.
I lavoratori e le lavoratrici hanno diritto ad ottenere certezze occupazionali e un piano industriale chiaro e dettagliato.
Le promesse degli Indiani- due anni di garanzia- non bastano! Il destino dell’ IVECO non può essere quello della dismissione. L’ intervento pubblico è fondamentale.

Per questi motivi che la campagna di mobilitazione e sensibilizzazione dell’ opinione pubblica proseguirà venerdì 24 ottobre, alle ore 20,00 con un’ Assemblea Aperta alla presenza di lavoratrici e di lavoratori presso la Sala Comunale di via Villa Glori 13 Brescia.

FRANCESCO ROVARICH

