A BRESCIA I PROPAL NON FINISCONO MAI

3.000 PROPAL DI NUOVO IN PIAZZA

La sera dell’ 8 ottobre ancora 3.000 persone (500 secondo la questura) in corteo a Brescia, per la liberazione della Palestina e di tutte le flotille passate, presenti e future (Global Sumud Flotilla, Freedom Flotilla Coalition e Thousand Madleens To Gaza). E contro il genocidio e il neocolonialismo sionisti.

La mobilitazione, promossa come al solito dal Coordinamento Palestina, era stata convocata in piazza Rovetta per le ore 18. Verso le ore 19 l’ elevato numero dei presenti ha consentito di  trasformare il presidio in un corteo, che ha attraversato piazze e strade del centro storico. Con il trascorrere dei minuti, la manifestazione si è ingrossata, grazie all’arrivo di chi era ancora al lavoro o abita in provincia.

Giunti in Duomo, i manifestanti ProPal si sono poi spostati sotto la Prefettura.

L’ iniziativa si è tenuta in coincidenza  con la nuova chiamata alle piazze promossa da “Potere al Popolo”, dall’ Unione Sindacale di Base e dalle varie associazioni palestinesi, in una sessantina di città d’ Italia, riprendendo lo slogan “Blocchiamo Tutto!”. Il medesimo utilizzato nella prima grande manifestazione nazionale dello scorso 22 settembre, che ha rotto gli argini di una protesta sempre più inarrestabile.  

Il motivo contingente dell’ultima era stato, come abbiamo detto all’ inizio, il secondo assalto israeliano in una settimana contro le Flotille dirette alle coste palestinesi di Gaza. Ma anche la denuncia del cosiddetto “Piano di Pace” in Medio Oriente, che dovrebbe assicurare il Premio Nobel a Trump, ha assunto un ruolo.

PACE FINTA E GENOCIDIO VERO

Le uniche cose certe, immediate e politicamente realizzabili del suddetto “Piano” si limitano a pochi accordi sul qui e ora: lo scambio tra i 20 ostaggi israeliani sopravvissuti e i 1950 prigionieri palestinesi. L’ingresso di 450 camion di aiuti a Gaza. Fine.

Nessuna garanzia sul reale disimpegno militare di Israele dalla Striscia. Anzi, il ministro genocida Smotrich ha già dichiarato che, dopo il rilascio degli ostaggi, Hamas sarà definitivamente distrutto.

E’ insomma già chiarissimo che i sionisti non hanno alcuna intenzione, una volta recuperati i loro prigionieri, di mantenere gli impegni. Attaccheranno di nuovo.

Tanto è vero che viene negato ai Palestinesi- nello stesso “Piano di Pace”- qualunque diritto all’autodeterminazione sulla propria terra. La Striscia sarà nelle mani di un board occidentale presieduto da Trump, con dentro Blair (e pure Meloni?), che tratterà Gaza come una distesa immobiliare da spartirsi per edificare la Riviera del Medio Oriente sulle ossa dei morti palestinesi.

E quindi non è minimamente all’ordine del giorno il riconoscimento dello Stato di Palestina, pilastro della dottrina “due popoli, due Stati”, che si rivela per quello che è sempre stata: una chimera e una truffa.

Si tratta di una tregua. La pace non c’entra niente. 

Nelle fasi successive, quando i sionisti attaccheranno di nuovo, la marmaglia delle loro soldatesche tuttavia non potrà più perseguire il genocidio e l’espulsione dei Palestinesi come praticato finora, cioè come niente fosse. Ciò per varie ragioni.

Innanzitutto, malgrado due anni di vili massacri indiscriminati di massa di civili inermi, le soldatesche di Israele, dall’ inizio dell’operazione di pulizia etnica, hanno subito circa 2000 morti e 25mila feriti. Un centinaio anche i suicidi. In una società qual è quella sionista, che pensa se stessa come fondata da esseri eletti, tutto ciò non passa inavvertito e non è sostenibile a lungo. Questa la prima ragione della marcia indietro del regime genocida. La resistenza-resilienza palestinese ha quindi conseguito un risultato straordinario.

Poi la pressione internazionale avrà i suoi effetti. Faranno certamente sentire il loro peso il riconoscimento della Palestina da parte di quasi tutti gli Stati europei (non l’Italia il cui sistema di cybersicurezza è stato consegnato nelle mani del Mossad, come noto), con Australia e Canada, e soprattutto la mobilitazione del blocco degli Stati arabi sunniti, che ha minacciato la rottura degli accordi di Abramo e la Pax Americana,

Ci sarà inoltre l’intralcio di una amministrazione neo coloniale di mezzo, rispetto alla possibilità di attuazione del progetto di sterminio inizialmente concepito da Netanyahu, Smotrich, Ben-Gvir e compagnia .

Il sostegno di massa dell’opinione pubblica mondiale ai Palestinesi, di cui in Italia “Potere al Popolo” è stato tra i promotori e protagonisti, ha ben meritato. Il fatto che Israele sia ormai considerato dalla maggioranza della gente uno Stato-canaglia, male non ha fatto come forma di supporto. Sarà veramente difficile per la colonia ebraica ricostruire una “faccia pulita”, malgrado il controllo pressoché totale dei mass-media a livello planetario.

Che adesso, attraverso opinionisti ben remunerati, invece di chiamare le cose col loro nome, esultano, giubilano, portano in trionfo il “pacifista” Trump con la fissa del Nobel.

Per questo la mobilitazione deve continuare. Anche a Brescia. E continuerà.

ROSA EVE

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