LA VENDETTA E’ UN PIATTO CHE SI SERVE FREDDO
Ci pareva strano che gli ultrà del Brescia potessero passarla liscia, impunemente, dopo le violazioni della «zona sacra» di Piazza Loggia il 20 maggio- di cui avevamo riferito- e ancora lo scorso 9 giugno.
La risposta è arrivata ieri. Il nuovo questore Paolo Sartori, noto per aver comminato Fogli di via e Daspo in quel di Bolzano agli ultras del Cosenza in trasferta nel capoluogo dell’Alto-Adige, semplicemente perché avevano sventolato una bandiera palestinese allo stadio, ha colpito anche qui. E ha colpito duro.
Tre ultrà, presunti capi del gruppo “Brescia 1911 ex Curva Nord”, hanno infatti ricevuto pure loro un Foglio di via obbligatorio.
I provvedimenti fanno seguito alla «manifestazione illegale» del 9 giugno, come evidenziato dalla questura in un lungo comunicato stampa. Questura che non ha dimenticato niente, malgrado il passare dei giorni. Dal «corteo, anch’esso illegale, durante il quale sono stati esibiti striscioni ed esternati minacciosi cori di protesta istiganti alla violenza nei confronti dei vertici del calcio professionistico», all’ accensione «in piazza e sotto i portici di piazza Loggia, di bengala, fumogeni e altri artifici simili».

I tre ultrà colpiti, in questo contesto, hanno tenuto atteggiamenti e compiuto atti «criminali, mettendo in grave pericolo l’ordine pubblico e l’incolumità delle persone».
CAPI E ACCOLITI
I tre tifosi, si legge nel mattinale della questura, «a capo di una cinquantina di accoliti, avevano inscenato una pubblica manifestazione illegale, in quanto non preavvisata all’Autorità di pubblica sicurezza, in concomitanza con un incontro che si si stava svolgendo a Palazzo Loggia alla presenza della sindaca di Brescia e di alcuni imprenditori locali».
Non condividendo la prospettata fusione tra una delle compagini calcistiche della provincia, attualmente in serie C (il “Feralpi Salò”), ed il “Brescia Calcio”, dopo la retrocessione provocata dallo scandali dei crediti fittizi, i cinquanta ultrà si erano radunati in Piazza della Loggia e sotto il porticato del Palazzo , «al fine di condizionare ed intimorire i partecipanti alla riunione».

MOMENTI DI PANICO IN LOGGIA
Il gruppo, ad un certo momento, sempre compatto e guidato da coloro che sono stati riconosciuti come i promotori della manifestazione illegale –ha spiegato la Polizia di Stato – si era mosso «con intenti aggressivi e minacciosi» sino di fronte al portone di ingresso del Palazzo Comunale. Era loro intenzione aspettare sindaca e partecipanti al termine dell’incontro.
Ricordiamo peraltro che già nel corso del raduno del 20 maggio assessori della Giunta ed esponenti della maggioranza e dell’ opposizione in Loggia, che avevano tentato di calmare gli animi, se l’ erano vista brutta, subissati di fischi e di improperi, mentre la sindaca per prudenza si rifugiava a Verona.
Il 9 giugno invece, al termine della riunione, gli ultrà si erano resi conto che i partecipanti all’ incontro istituzionale, per sottrarsi alla pressione dei manifestanti, stavano uscendo dal retro. La Polizia di Stato aveva allora dovuto impiegare, a sbarramento, i reparti antisommossa, in quanto il gruppo si era spostato verso l’uscita secondaria della Sede Comunale.

Nell’occasione i tre individui raggiunti dai provvedimenti del Questore avevano guidato l’azione collettiva. La loro condotta, a giudizio di quest’ ultimo, aveva dimostrato come essi fossero «del tutto incuranti del rispetto delle leggi dello Stato e delle Istituzioni della Repubblica, ignorando i ripetuti inviti formulati dalla Forza Pubblica a desistere da atteggiamenti ed atti criminali e mettendo, in tal modo, in grave pericolo l’Ordine Pubblico e l’incolumità delle persone.»
LINEA DURA
«E’ inammissibile – ha martellato Sartori – che un contesto sportivo possa essere usato come pretesto, da parte di una minoranza di individui tristemente noti alle Forze dell’Ordine, per porre in essere preordinati, organizzati atti di minaccia violenza. Quello che è avvenuto in Piazza Loggia ha creato non pochi disagi e preoccupazione tra la cittadinanza, e per questo motivo ho deciso di intervenire con fermezza. Tali atti di violenza non sono tollerabili, e come tali verranno considerati e sanzionati.»
La questura ha dunque scelto la linea dura contro gli ultras.
LA NATURA DEI PROVVEDIMENTI
Le misure di prevenzione personali adottate hanno durata di 4 anni per due di essi, mentre per il terzo il provvedimento ha valore per 3 anni, periodo nel quale i destinatari non potranno fare ritorno nel Comune di Brescia.
Ossia, in concreto, non potranno partecipare alla vita associativa, aggregativa e culturale nel capoluogo; non potranno frequentare amici e amiche in città; non potranno accedere all’assistenza sanitaria di alcuni reparti che esistono solo nei principali ospedali di Brescia, ma non si trovano in quelli della provincia.
CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE INTENDA
Non ci interessa discutere sulle posizioni degli ultrà rispetto al «calcio moderno» e ai problemi della locale squadra di football. Né tantomeno elucubrare sulle loro tendenze politiche.

E’ evidente però che questa vicenda suona come un monito anche per chiunque in futuro intenderà esprimere forme di protesta o di lotta che non siano di gradimento al nuovo questore. E ciò in un panorama nazionale caratterizzato dall’ entrata in vigore ormai definitiva della Legge Sicurezza.
Ma gli ultrà non si arrendono e si dicono pronti a dare battaglia legale contro i provvedimenti emessi nei loro confronti. Seguiremo gli sviluppi.
FRANCESCO ROVARICH