IL LUNGO CONSIGLIO COMUNALE
Quella tenutasi il 28 aprile scorso a Palazzo Loggia può senz’ altro essere considerata la più importante seduta del Consiglio Comunale del 2025.
Durata oltre otto ore, con un dibattito dipanatosi tra decine di punti all’ordine del giorno che hanno reso come ormai consuetudine il confronto estenuante, essa ha avuto i suoi momenti caratterizzanti nella discussione attorno a due provvedimenti.
Si è trattato dell’approvazione del “Piano del Verde e della Biodiversità” e del rendiconto dell’esercizio 2024 con annessa variazione al bilancio di previsione 2025/2027.
Sono atti fondamentali, soprattutto il secondo, che permettono di comprendere meglio i caratteri dell’Amministrazione che sta governando Brescia in questa fase storica.
IL PENSIERO MAGICO VERDE
Freud definì la magia come “onnipotenza del pensiero”. Questa caratteristica porta a dare importanza solo a quel che viene intensamente ed emotivamente pensato, indipendentemente da una realtà esterna. Si tratta cioè della convinzione di poter influenzare magicamente il mondo che ci circonda secondo i pensieri e i desideri personali.
Ecco, a nostro avviso la presentazione del tanto atteso “Piano del Verde e della Biodiversità” da parte dell’assessora alla Transizione ecologica, Ambiente e Verde ha costituito un plastico esempio di questo singolare fenomeno.
La redazione del corposo documento ha richiesto circa due anni di tempo alla Giunta Castelletti. Ma a rigore, se si considera che le maggioranze di centrosinistra avevano cominciato a parlarne all’ epoca della prima sindacatura Del Bono, si dovrebbe parlare di una dozzina.
Per circa quaranta minuti dunque la Sala del Consiglio Comunale si è trasformata in una sorta di aula d’ Accademia delle Scienze Naturali, dove Camilla Bianchi ha esposto il “Piano” tra un tripudio di bellissime slides con tanto di mappe raffiguranti i tipi di piante e di alberi in città, percorsi di fiumi e ruscelli, vulnerabilità, tabelle delle normative vigenti, grafici, statistiche, parole-chiave in evidenza, ecc.

Ha specificato che si lavora non tanto per il qui e ora, ma per le generazioni future, su prospettive temporali indefinite, con i “Quaderni degli ambiti di Progetto”. Il “Piano” stesso è, in verità, un work-in-progress, sarà completato entro dicembre di quest’ anno con il Regolamento del Verde pubblico e privato. Appunto.
REALTA’ CONTRO PENSIERO MAGICO
Si è trattato ovviamente di una esposizione che ha sintetizzato un testo di centinaia di pagine. Ma numerosi elementi emersi suscitano comunque stupore e preoccupazione.
Innanzitutto le conclusioni alle quali l’Amministrazione sarebbe arrivata grazie al “Piano” “strumento fondamentale” che avrebbe portato ad una “conoscenza approfondita delle problematiche”.
Ci sono voluti quindi due anni per appurare che: a Brescia esistono criticità ambientali da sanare. C’è necessità di proteggere il verde urbano. Bisogna attivare buone pratiche, come la manutenzione ordinaria e straordinaria, il contrasto delle specie esotiche invasive, l’individuazione di aree potenziali per nuovi impianti arborei. E via enumerando in questa fiera delle ovvietà, corredata da definizioni ad effetto (“le filiere corte per arrivare alla città sana”, “la città sorgente”, “la città delle persone”, “riconciliare l’infrastruttura grigia con le infrastrutture verde e blu”, ecc.).

Poi però, scorrendo il bilancio, si scopre che neppure un euro è stato stanziato per l’ attuazione delle azioni che dovrebbero qualificare il “Piano”. In altre parole esso risulta privo di un budget economico di risorse comunali che ne renda possibile la realizzazione. Si vocifera di soldi che dovrebbero essere reperiti attraverso una nuova e per ora misteriosa “Holding Loggia” cui starebbe alacremente lavorando la sindaca con i suoi (ma avremo modo di riparlarne prossimamente).
Nel frattempo tuttavia in concreto che succede?
Succede che la mancata potatura di alberi da oltre dieci anni genera per vari quartieri situazioni di grave pericolo in casi di eventi atmosferici avversi. Gli abitanti di Brescia hanno avuto modo di constatarlo ancora recentemente con la tempesta d’ acqua e di vento del 16-17 aprile scorsi.
Succede che dentro il perimetro urbano ci stanno due acciaierie, un “termovalorizzatore” che brucia circa 730.000 tonnellate di rifiuti provenienti da tutta Italia. E 200.000 veicoli entrano in città quotidianamente, sommandosi alle migliaia automobili già presenti, con 62.000 piante per compensare l’impatto ambientale, ma ce ne vorrebbero ben di più. Succede che quanto alla manutenzione ordinaria e straordinaria del verde sono stati stanziati quest’ anno € 120.000 che hanno consentito la verifica di appena 709 alberi stradali su 19.478. Meno denari, per intenderci, di quelli spesi per varare l’operazione di marketing “Brescia la tua città europea”, costata € 139.000 e realizzata tramite appalto in affidamento diretto alla stessa agenzia che aveva curato la campagna elettorale della sindaca.
L’ elenco potrebbe continuare a lungo. Ma ci limitiamo a poche altre constatazioni. La Green Way del Mella, un percorso ciclopedonale che offre un’opportunità per esplorare la bellezza naturale e culturale della città di Brescia, è stata interamente asfaltata. Oggi l’ Amministrazione ci dice che va benissimo così. Si chiama “deimpermeabilizzazione”. Serve ad invogliare un ipotetico afflusso di frotte di abitanti in bicicletta dall’ Oltre Mella al centro città rinunciando alle macchine per andare a lavorare. Vedremo.
E quanto al “Basta Cemento!” e al “Consumo di suolo zero”, si rimanda alle “varianti” al PGT finora approvate dalla maggioranza che appoggia la Giunta Castelletti, per consentire l’edificazione di nuovi supermercati e abitazioni.
Chiudiamo in bellezza, circa il “rispetto della biodiversità”, con i recenti “sbancamenti perfettamente legali” in Maddalena.

NOTE DI COLORE
Da segnalare infine qualche nota di colore.
Ossia l’assenza alla seduta proprio della consigliera dei Verdi autentici di “Brescia Attiva”, Valentina Gastaldi, che sostiene di essersi presentata alle elezioni comunali con la carovana di Laura Castelletti per “condizionare dall’interno” la maggioranza.
E il sì convinto al “Piano”- nella sua telegrafica dichiarazione definito “necessario, strategico, scientifico e puntuale”- del consigliere della lista “Al Lavoro con Brescia”, Francesco Catalano. Lista con la quale si era presentato, a titolo individuale, uno dei protagonisti dell’ “antagonismo” locale, tra i fondatori di Radio Onda d’ Urto, militante e frequentatore del CSA Magazzino47. Mai fu più vero il detto: “Si nasce incendiari, si muore pompieri”.
L’ APPROVAZIONE DEL BILANCIO
Nella seduta del 28 aprile il consiglio comunale di Brescia ha approvato soprattutto il rendiconto dell’esercizio 2024 con annessa variazione al bilancio di previsione 2025/2026 con 7,5 milioni di euro di maggiori entrate correnti e un indebitamento del 2,71%.
Un bilancio che la sindaca Castelletti ha definito “virtuoso: la città è sempre più competitiva e solidale”.
La soddisfazione della Giunta, in particolare, cade sui finanziamenti appostati, tra cui spiccano i 63 milioni di fondi extra per la realizzazione del tram.
In effetti è innegabile che il rendiconto 2024 rispetti i tre saldi di equilibrio (risultato di competenza, equilibrio di bilancio e complessivo), con un avanzo di 118 milioni di euro, investimenti per 127 milioni e un indebitamento al 2,7%, tra i più bassi d’Italia.
Ciò avviene in un contesto complesso, segnato da inflazione, aumento dei costi operativi, vincoli di finanza pubblica e una costante e ultradecennale diminuzione di trasferimenti sia da parte dello Stato, sia da parte della Regione.
Malgrado tutto questo, il Comune riesce ancora a sostenere una spesa sociale (trasporti, servizi alle persone in difficoltà) superiore rispetto allo standard indicato a livello nazionale.
Di fronte al disimpegno delle istituzioni centrali, l’ente locale costituisce una sorta di ultima trincea, purtroppo insufficiente considerati i gravi squilibri che ormai coinvolgono anche una città “ricca” come Brescia.
IL CONVITATO DI PIETRA
Ma il prezzo pagato per affrontare questa difficile situazione è la sempre più stretta dipendenza da A2A.

Senza i proventi che derivano dai dividendi assicurati dall’ azienda, e senza le erogazioni delle politiche straordinarie (fondi del PNRR), il risultato del conto economico del Comune sarebbe stato infatti negativo. La gestione, scorporando quelle entrate, sarebbe risultata in rosso per 75 milioni nel 2023 e per 83 milioni nel 2024.
Una situazione, dunque, segnata dall’ aleatorietà e dall’ incertezza, legata all’ andamento del mercato.
Su questa complessa materia, “Potere al Popolo!” ha già espresso ampiamente la sua posizione e la sua proposta generale. Rimandiamo a fine articolo per i link ai nostri testi riguardanti il tema.
Nell’ immediato però alcune considerazioni si possono fare.
I rifiuti conferiti al termoutilizzatore sono aumentati perché li importiamo da altri Comuni, eppure paghiamo il teleriscaldamento maggiorato per consentire gli extradividendi su cui si regge il bilancio comunale.
E’ incredibile, allora, la difesa a spada tratta dell’A2A che si è sentita in Consiglio Comunale da parte di Fabrizio Benzoni, rappresentante del partito estremista di centro “Azione” (al quale appartiene anche l’assessore al Bilancio Marco Garza).

Secondo lui, i bresciani dovrebbero essere grati al colosso dell’energia, perché le tariffe che essi pagano sarebbero le più basse d’ Italia, o quasi. E perché l’azienda non fa profitti grazie ad esse, ma concludendo affari in giro per il mondo. Il tutto senza citare una fonte o un dato per suffragare simili affermazioni.
Ma in realtà ultimamente “Azione” sembra caratterizzare a livello ideologico la Giunta e in particolare è forte la sua sintonia con la sindaca.
La verità è che se A2A ha ottenuto utili maggiori, è stato grazie a un aumento vertiginoso delle tariffe, non certo per piani industriali innovativi o vendite di nuovi prodotti.
L’utile A2A 2024 di 816 milioni di euro ha visto un incremento del 29% (181 milioni di euro in più) rispetto all’utile 2023 con 635 milioni di euro, attraverso soprattutto A2A Energia Spa e A2A Ambiente Spa.
Non sarebbe quindi uno scandalo restituire, mediante un fondo del Comune, una parte di questi utili ai cittadini che si trovano in difficoltà.
Inoltre l’incremento del dividendo proposto è solo dello 0,4% pari a solo 13 milioni di euro in più. Si potrebbe proporre di integrare il dividendo per il 2024 con uno stacco straordinario aggiuntivo del 10% (circa 80 milioni) che servirebbe ai comuni titolari (Brescia, Milano, Bergamo) per incrementare gli investimenti nelle missioni di spesa ambientale e sociale.
Però è noto che i rappresentanti degli enti pubblici che pure detengono nel CdA la maggioranza delle quote azionarie, hanno rinunciato da tempo a svolgere quella funzione di indirizzo e di controllo che pure spetterebbe loro.
Sulla proposta di “Potere al Popolo!” per la riforma di A2A, si vedano:
https://www.labresciadelpopolo.it/castelletti-a2a-storia-di-una-relazione-tossica/
FRANCESCO ROVARICH