COMMISSIONE DI GARANZIA DI CHE ?
È un fatto gravissimo. La Commissione di Garanzia sugli scioperi ha deciso di considerare violazione delle norma sui servizi pubblici essenziali lo sciopero proclamato dalla USB nell’aeroporto civile di Montichiari, Brescia.

Lo sciopero era stato indetto il 25 giugno perché da quell’aeroporto, che non è uno scalo militare, sarebbero dovuti transitare missili diretti in Medio Oriente. In realtà poi il volo è stato annullato, lo sciopero revocato e i pacifisti bresciani con i lavoratori hanno potuto festeggiare il risultato ottenuto. Ne avevamo a suo tempo riferito anche su questo blog (https://www.labresciadelpopolo.it/pacifisti-guerrafondai-1-0-a-montichiari/)
Resta però il pronunciamento della Commissione, gravissimo ma non inaspettato.
DUE PERCORSI TROVANO LA SINTESI
Per “i garanti” il trasporto di armi è quello di un bene pubblico essenziale, come il cibo e le medicine. Questo orrore è l’incontro di due percorsi perversi. Essi si sono sviluppati negli ultimi anni e ora trovano sintesi: l’affermazione dell’economia di guerra e la limitazione dei diritti e delle libertà del lavoro, a partire da quella di sciopero.
Come sappiamo in Italia da più di trent’anni vige la legge 146, nata con il sostegno di CGIL CISL UIL, che limita fortemente il diritto di sciopero nei pubblici servizi. Una delle leggi antisciopero più dure e restrittive tra i paesi occidentali.
Nel corso del tempo questa legge ha prodotto effetti negativi per i lavoratori sempre più grandi.
I limiti allo sciopero sono diventati sempre più rigidi, l’area di applicazione della legge sempre più estesa, dai servizi pubblici fondamentali ai settori e agli affari privati.
Questa a causa della enorme dilatazione del concetto di “ bene e servizio essenziale”, per opera delle varie “commissioni di garanzia” governative che hanno presieduto all’applicazione della legge.
A tutto questo si sono poi aggiunte le precettazioni dei lavoratori in sciopero da parte dei prefetti e di ministri, da Del Rio a Salvini. Precettazioni che in realtà non avrebbero dovuto neppure aver luogo, visto che la legge 146 era nata come regolamentazione alternativa all’istituto della precettazione. Insomma legge ed arbitrio del potere si sono intrecciati e legittimati reciprocamente, per colpire il diritto dei lavoratori a tutelarsi con lo sciopero. Anche per questo i salari in Italia sono stati i soli nei paesi OCSE a diminuire in valore reale rispetto a trent’anni fa.
LA MILITARIZZAZIONE DEI LAVORATORI
Ora con la guerra e l’economia di guerra siamo ad un salto di qualità contro il lavoro.
Perché proibire a lavoratori CIVILI di scioperare, per non operare su un carico di armi per il quale non hanno alcun addestramento, significa anche MILITARIZZARE nei fatti questi lavoratori.

Gli aeroporti, i porti, le stazioni ferroviarie diventano caserme. E il patto NATO per raggiungere il 5% sul PIL di spesa militare non solo prevede più armi, ma anche opere apparentemente civili che verranno catalogate come infrastrutture militari. Così Salvini ha dichiarato che il futuro ponte sullo Stretto, che per altro non si farà mai, è da considerarsi grande infrastruttura logistica per la NATO. Così è militarizzata da tempo la costruzione del TAV in Valle Susa. Lì da anni si sperimentano sempre più sofisticate tecniche di controllo e repressione di guerra, contro le popolazioni che protestano per le devastazioni della Grande Opera.
Se le armi diventano beni essenziali, ogni bene essenziale diventata un’arma. È la militarizzazione della società della quale il decreto sicurezza costituisce la cornice giuridica, il pronunciamento del Garante sugli scioperi un atto concreto.
L’ ITALIA ALL’ AVANGUARDIA
Non credo sia solo l’Italia che unisce bellicismo e distruzione della democrazia.
Il segretario dei sindacati dell’Ucraina, ben più moderati della USB, è agli arresti per aver violato le leggi di guerra. E Ursula von der Leyen ha appena dichiarato entusiasta che l’Ucraina si sta adeguando agli standard europei con velocità sorprendente.
La politica di riarmo e guerra in Europa erode profondamente le libertà dei lavoratori.
L’Italia è avanguardia negativa in tutto questo. Ma anche gli altri paesi prima o poi seguiranno, se continueranno a sostenere che la priorità è il riarmo, che le armi vengono prima dei diritti.
La guerra distrugge anche le libertà sindacali e militarizza il lavoro, non lo sapevate?
GIORGIO CREMASCHI