MA QUALE PARCO DELLE CAVE ?

SETTE ANNI DOPO

Sono trascorsi sette anni dall’inaugurazione del Plis (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) delle Cave di San Polo e Buffalora ma quello che, anche a detta dell’allora Sindaco Emilio Del Bono, avrebbe dovuto essere un grande polmone verde, la più grande area di mitigazione urbana d’Europa, nei fatti si sta sempre più consolidando come un enorme “parco urbano”, destinato perciò più allo sfruttamento antropico delle aeree che non alle finalità del Plis. Esse dovrebbero consistere nella rigenerazione dell’ambiente per preservare la biodiversità e tutelare gli ecosistemi.

L’ ARIA E’ CAMBIATA POCO

Lo slogan elettorale del 2013, “Cambiamo l’aria” – tanto caro all’ex Sindaco – ci pare che fosse composto solo da parole al vento, tant’è che il Plis è rimasto confinato all’interno del Comune di Brescia anziché espandersi ai comuni limitrofi, come avrebbe dovuto essere (la parola “sovracomunale” ha un significato ben preciso).

SCELTE DEMOCRATICHE TRADITE

L’Amministrazione Comunale, fin dall’inizio, ha deciso di utilizzare strumenti di condivisione delle scelte quali il tavolo di progettazione partecipata “Segni sull’acqua”: scelta democratica che tuttavia è stata presto tradita, per quanto riguarda le proposte scaturite, in quanto sono state presto superate da interessi diversi.

Anche la stipula dei Patti di Collaborazione, la creazione di un Comitato di gestione ed un Comitato scientifico, al fine di coinvolgere diversi soggetti quali associazioni, comitati, singoli individui ed imprenditori (realtà portatrici di approcci molto eterogenei) è servita a dare l’impressione di voler condividere la gestione del parco.

Tuttavia le troppe identità hanno creato confusione sul Plis, tanto che i fruitori dello stesso non capiscono più se si tratti di un’area naturale da rispettare o di uno spazio polifunzionale aperto a molte tipologie di attività, alla stregua degli altri parchi cittadini. ll Comitato scientifico, poi, nato per esprimere un parere competente sulle attività e iniziative da svolgere all’interno del Plis, si è rivelato la classica “foglia di fico”, poiché il suo parere – tra l’atro non vincolante – è stato chiesto una sola volta ed è stato pure ignorato.

La scelta dei Patti di Collaborazione e relativi comitati – che nei fatti tradisce le promesse di una città più sostenibile e attenta all’ambiente – porta però “consenso” sia da parte dei soggetti che hanno piantato la propria bandierina nel Parco, sia da parte di cittadini che non sono stati bene informati in merito alle potenzialità naturali delle aree in questione e perciò apprezzano l’utilizzo antropico delle stesse.

UN PARCO IN CONFUSIONE

La confusione creata dall’ambigua e poco chiara impostazione e gestione del Parco ha inoltre generato comportamenti scorretti da parte di alcuni fruitori, comportamenti che violano il regolamento vigente.

Non è quindi raro imbattersi in gente che pesca (addirittura sul gommone!), che fa il bagno tuffandosi dal pontile per le canoe. Si vedono anche visitatori che passeggiano lungo le rive dei laghi o in zone interdette in quanto di particolare interesse ambientale o persone che fanno pic nic nei pressi delle stesse disturbando la fauna selvatica.

A questo si aggiungono la moltitudine di cani non al guinzaglio e lasciati liberi dai padroni di correre, fare il bagno o giocare incuranti del disturbo alle persone ed ai selvatici ed il problema della mancata raccolta delle deiezioni. L’ aver autorizzato poi all’interno di due Laghi (il Canneto e il Gerolotto) l’utilizzo di canoe e kayak crea problemi agli uccelli di specie protette in fase di nidificazione. 

L’impressione è che non solo manchi un adeguato controllo del territorio, ma soprattutto non sia stato dato il là ad una seria e corretta educazione ambientale.

Fa specie, ad esempio, il recente affidamento, tramite bando, della Casa del Parco alla Fipsas – Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee. Essa può così svolgere, munita di permesso, attività di scuola di pesca con rilascio, la cosiddetta “pesca no kill”. Tuttavia è una forma di tortura nei confronti di esseri senzienti quali sono i pesci ed in contrasto con le finalità di tutela e protezione di flora e fauna del Parco delle Cave. Oltretutto la scuola si rivolge esclusivamente a bambini ed adolescenti, trasmettendo così agli adulti di domani il messaggio per nulla educativo che “gli animali sono a nostra disposizione affinché ci possiamo divertire”.

LE INFRASTRUTTURE DENTRO IL PARCO

A confondere le acque sull’identità e finalità di questo territorio, contribuiscono inoltre le numerose infrastrutture (in parte già realizzate, in parte costruite dopo l’acquisizione delle aree) che si vanno a sommare al ripetuto sfalcio dei prati, finalizzato ad agevolare la frequentazione ai numerosi eventi che l’Ac propone e sponsorizza.

L’erba – ce lo insegna la scienza – è riparo e sostentamento per molte specie animali ed inoltre svolge importanti servizi ecosistemici contribuendo alla produzione di ossigeno, alla regolazione del clima e alla protezione del suolo.

“TAVOLI PARTECIPATI”, CATTIVE PRATICHE E “PIANI” FUMOSI

Insomma che ci azzeccano tutte queste cattive pratiche con i frequentissimi (e certamente democratici) “tavoli partecipati” che il Comune appronta  – coinvolgendo associazioni e cittadini – con l’intento dichiarato di contrastare il cambiamento climatico e di fare di Brescia la Capitale verde europea?

Com’è possibile progettare un “Piano del verde e della biodiversità”, se centinaia di pagine del progetto non spendono una sola parola sulla fauna locale? Com’è possibile che si pensi a stilare un “Piano aria e clima” che – forse – vedrà la luce tra un paio d’anni, mentre in questa città ogni anno muoiono circa 250 persone e migliaia si ammalano a causa dell’esposizione agli inquinanti? E si può produrre un simile “Piano” senza prendere in considerazione le osservazioni e i consigli che alcuni comitati ambientalisti, non allineati, danno a questa Amministrazione? Si tratta di consigli utili per mitigare gli effetti nocivi sulla salute dei cittadini, compito che spetterebbe peraltro alla figura del Sindaco in quanto massima autorità sanitaria della città.

Tornando al Parco delle Cave riteniamo inopportuno, anzi dannoso, aver creato dei parcheggi in contrasto con l’utilizzo delle piste ciclabili esistenti e con la presenza nelle adiacenze di due fermate della Metropolitana (tra l’altro al capolinea Metro di S.Eufemia esiste anche un grosso parcheggio scambiatore).

A RIDOSSO DEL PLIS SUCCEDE DI TUTTO

Il quadro negativo della situazione non sarebbe completo se non ci citassero infine i nuovi progetti adiacenti al Plis, in direzione del Comune di Rezzato: Discarica Castella di GardaUno e Polo Logistico Italmark, una enorme colata di cemento (56000 mq di Slp) con un incremento di traffico previsto in circa 4.000 passaggi la settimana!

Entrambi insistono su un’area che si sperava entrasse nel Plis in quanto si trovano nelle immediate vicinanze dell’Ex Cava Pasotti (cosiddetta Oasi), dove esiste un bosco censito dal Piano di Indirizzo Forestale sul quale esistono vincoli e tutela.

PER UN PARCO REGIONALE DELLE COLLINE

In conclusione, a tutela dell’ecosistema e a garanzia dell’integrità ecologica e della biodiversità residuale, è senz’ altro da appoggiare e sostenere il progetto per l’istituzione di un’area protetta, il Parco Regionale Colline e Agro-fluviale di Brescia, che il Comitato proponente negli ultimi anni ha già più volte presentato e illustrato alle Istituzioni ed ai cittadini. Uno strumento, quest’ultimo, che garantisca maggior protezione di un territorio che, nonostante i ripetuti oltraggi, ancora conserva grande naturalità ed imperdibile biodiversità.

DANIELE MARINI