DALLA NOTTE DELLE SPACCATE ALL’ ARRESTO DI FELPA BLU: UN ROMANZO GIALLO BRESCIANO

FELPA BLU CATTURATO

Per correttezza e per dovere di cronaca, non possiamo non riportare sul nostro blog una notizia che induce a qualche serio motivo di riflessione anche politica.

Questo in considerazione, oltretutto, del risalto che avevamo dato nelle settimane scorse alla prima fase della vicenda che andremo a raccontare. 

E dunque: nella notte tra lunedì 12 e martedì 13 maggio, la polizia di Stato ha arrestato, a Brescia, un fratello migrante trentenne. Residente in provincia, già denunciato in passato per altri furti o tentati tali in negozi del centro cittadino e affetto da alcuni problemi di natura psicologica e psichiatrica.

Adesso è ritenuto pure il responsabile delle spaccate avvenute un mese fa nei ristoranti palestinesi del centro storico, cui avevamo dedicato grande rilievo (si veda, in fondo, il link) .  Il giovanotto ora si trova in carcere. A renderlo riconoscibile, una felpa blu con cappuccio indossata in occasione di ogni colpo. 

Ma stavolta gli è andata male. Il proprietario del locale “L’ Oste sobrio” in via Beccaria ha fatto in tempo a chiamare un numero di emergenza spiegando di aver colto sul fatto un uomo che con una sedia tentava di infrangere la vetrina del suo esercizio commerciale. Il vetro blindato aveva retto ai colpi inferti. Il ladro si era dato allora alla fuga, durata qualche decina di metri. Veniva infatti bloccato dagli agenti delle Volanti, subito giunti sul posto, in corso Garibaldi all’altezza della Pallata. La perquisizione ha portato al ritrovamento della refurtiva. Il nostro fratello migrante ladro è stato accompagnato in Questura per le procedure di identificazione.  

Dinanzi alla denuncia del proprietario del locale e grazie alle immagini del sistema di sorveglianza cittadino, l’autorità giudiziaria ne ha disposto l’accompagnamento in carcere.

Potrebbe trattarsi della stessa persona che nelle scorse settimane ha preso di mira il ristorante multietnico Nativo di via San Faustino, sfondando  a calci la porta di servizio, riuscendo ad entrare al suo interno e portando via il fondo cassa e alcuni attrezzi della cucina? E potrebbe essere il responsabile degli episodi che hanno riguardato i ristoranti palestinesi ‘Ai Nazareni’ di via Gasparo da Salò e ‘Dukka’ in via Musei? Sono una ventina, del resto, le denunce per spaccate avvenute da marzo a oggi, nella zona tra il Carmine e le vie limitrofe a Palazzo Loggia, dove ci sono tanti bar e trattorie. 

Di sicuro più volte le telecamere di sorveglianza, in occasione dei colpi messi a segno nei mesi precedenti, avevano inquadrato un giovane extracomunitario con una felpa blu e il cappuccio, come nell’ ultimo caso.

Per la verità, gli esercenti dei locali sotto tiro avevano segnalato l’identità di chi in questi mesi era entrato o aveva tentato di entrare per rubare. Avevano mostrato le immagini scaricate dagli impianti di videosorveglianza che avevano installato. Ma senza flagranza, non si poteva fare molto.

UN PROBLEMA ANCHE POLITICO

Al di là di quelli che saranno gli sviluppi giudiziari della vicenda, ricordiamo benissimo che cosa era accaduto a metà aprile, dopo le precedenti spaccate, a livello politico locale.

Mattia Datteri, segretario cittadino di Sinistra Italiana, non aveva esitato ad esprimere con una apposita nota “la più sentita vicinanza e solidarietà ai lavoratori e proprietari dei ristoranti ‘Ai Nazareni’ e ‘Dukka’ che hanno subito nottetempo un vile attacco di matrice evidentemente sionista e di estrema destra”. “Questa è la diretta conseguenza– aveva proseguito Datteri – del fatto che, anche in Italia e nella nostra Brescia, esistano movimenti e partiti appiattiti sulla linea genocida del criminale di guerra Netanyahu, altresì supportato dalla cosiddetta internazionale di estrema destra che vede come riferimento Donald Trump”.

Aveva, a sua volta, rilanciato in un’altra nota l’ associazione Diritti per Tutti: “Rispondiamo subito alla provocazione sionista-fascista contro i ristoranti palestinesi della nostra città”, perché “la Brescia solidale con il popolo palestinese non può tollerare che in questa città agiscano sostenitori e complici del massacro di Gaza”.

Quindi avevamo aderito convintamente, insieme ad altre compagne e compagni, al presidio indetto   dalla sopracitata associazione per lunedì 14 aprile 2025 alle 18.00 in piazzetta Bella Italia. Benché cominciasse a circolare già qualche dubbio.

Riguardando, da settimane, le spaccate anche altri locali del centro storico, esse avrebbero potuto non avere nulla a che fare con questioni politiche? Era stato risposto, allora, che l’ ennesima mobilitazione avrebbe avuto come obiettivo la protesta contro ogni forma di prevaricazione, quindi pure i furti con scasso in generale.

Ma era scontato per gli organizzatori che la situazione risultava chiarissima. C’era una saldatura tra il fascio-nazismo e il fascio-sionismo che prometteva a Brescia tempi durissimi per il rispetto dei diritti umani, con una situazione di estremo pericolo per la convivenza sociale e civile. Questo pericolo evidente era il risultato delle politiche dell’odio razzista messe in pratica periodicamente nei periodi di crisi.

A QUESTO PUNTO  I CASI SONO TRE

Alla luce degli ultimi sviluppi della situazione, dopo l’arresto di Felpa Blu, occorre un minimo di ripensamento e di riflessione critica.

Perché qui i casi sono tre: o esiste una sofisticata struttura occulta dell’ estrema destra fasciosionista bresciana che, per mettere in atto le sue provocazioni e intorbidare le acque, è riuscita ad agire contemporaneamente e parallelamente, ma distintamente, al nostro fratello migrante ladro con disturbi mentali, colpendo i locali palestinesi, mentre lui rubava in quello di cucina multietnica.

O Felpa Blu è l’ esecutore materiale di una provocazione contro i ristoranti “Ai Nazareni” e “Dukka”, che avrebbe per mandante sempre la suddetta  estrema destra fasciosionista. Insomma un sicario. Così come i fratelli migranti pakistani ubriachi, che questo inverno avevano tappezzato le vie del centro storico e la statua della Bella Italia con le svastiche venute male (insieme ad un terzo pittore rimasto sconosciuto, che sembrava sovrintendere all’ operazione).

Oppure, semplicemente, le cose sono andate nel modo che la maggioranza degli abitanti di Brescia ritiene. Cioè che Felpa Blu sia un nostro fratello migrante ladro con qualche problema mentale, che ha più volte rubato o tentato di rubare di propria iniziativa. A meno che, fra le tante cose, sia  anche un fasciosionista convinto. E, allo stesso modo, fascionazisti potrebbero essere i nostri due fratelli migranti pachistani e il terzo uomo rimasto finora sconosciuto, che hanno disegnato le svastiche storte a dicembre.

UNA BRUTTA STORIA

Insomma, comunque la si rigiri, tutta la vicenda presenta risvolti imbarazzanti e- diciamo la verità- amaramente grotteschi.

Chiediamo che polizia e magistratura indaghino in profondità, per fare piena luce su questa storia.

Quanto a noi, ci ripromettiamo in futuro di valutare con estrema attenzione e cautela gli appelli a partecipare a manifestazioni improvvisate. Perché quella che sta vivendo il popolo palestinese è una tragedia immane, che non merita di essere svilita o strumentalizzata da mobilitazioni avventate.

Sulla “notte delle spaccate” e sul presidio del 14 aprile si veda:

https://www.labresciadelpopolo.it/le-spaccate-del-centro-storico-a-brescia/

REDAZIONE