DA UN PICCOLO AEROPORTO DECOLLA UNA GRANDE LOTTA

UN FORTE MOBILITAZIONE OSCURATA

Si è svolta a Brescia, presso il palazzo della Prefettura, nel pomeriggio del 17 luglio, la forte mobilitazione a sostegno di Luigi Borrelli, delegato sindacale USB (Unione Sindacale di Base), nonché RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) presso l’ Aeroporto Civile di Montichiari, nel quale lavora da più di vent’anni.

I media di Sistema locali hanno quasi completamente ignorato l’ evento. E non per caso. Qui invece ne parleremo diffusamente.

RIEPILOGO DI UNA BRUTTA STORIA

La vicenda è ormai nota a livello nazionale. Gli aggiornamenti su di essa hanno costituito una costante anche di “Brescia del Popolo”, da quando sono cominciate le sue pubblicazioni, un anno fa, in coincidenza con l’inizio di questa brutta storia.

Già più volte punito per aver parlato in pubblico e alla stampa dei carichi di armi all’Aeroporto “D’ Annunzio” di Montichiari, per  aver rivendicato il diritto dei lavoratori di non essere obbligati al carico e scarico di ordigni bellici, per essere venuto meno ai suoi doveri di fedeltà all’azienda, per aver osato persino lamentarsi, sempre in pubblico, dei provvedimenti disciplinari subiti, Luigi Borrelli si è visto recapitare infine il 9 luglio una missiva in cui lo si avvisa che è stata avviata nei suoi confronti una procedura che può arrivare fino al licenziamento…

La goccia che ha fatto traboccare il vaso della collera della società GDA Handling, per la quale Borrelli lavora da vent’anni, è stata la diffusione della notizia del transito aeroportuale per il “D’Annunzio” di un carico di missili, previsto per lo scorso 25 giugno. La USB proclamò lo sciopero, le organizzazioni pacifiste organizzarono un presidio e il volo venne cancellato. Per l’ azienda era troppo. Borrelli le aveva fatto saltare un affare di quelli grossi.

L’ INCREDIBILE INTERVENTO DELLA “COMMISSIONE DI GARANZIA”

La famigerata Commissione di Garanzia sugli scioperi, nata con lo scopo di ostacolare in tutti i modi e se possibile impedire gli scioperi stessi, nonostante l’ astensione dal lavoro fosse stata revocata proprio per l’annullamento del volo con i missili, ha voluto comunque dire la sua. Ha immediatamente comunicato che azioni come questa sono vietate, perché le armi costituiscono “beni essenziali”, come i generi alimentari, le medicine, i rifornimenti idrici…

Conseguentemente le organizzazioni che proclamano lo sciopero ed i lavoratori che vi partecipano sono passibili di multe e sanzioni varie.

Insomma un’ agenzia pubblica di “garanzia”, se ne salta fuori stabilendo la militarizzazione dei lavoratori, prima ancora di qualsiasi voto in merito del Parlamento e in totale spregio della Costituzione.

Un simile principio- se fosse supinamente accettato- avrebbe una portata devastante per ciò che resta della nostra democrazia.

I portuali, i ferrovieri, gli addetti agli aeroporti e ad ogni logistica diventerebbero soldati di fatto, addetti al trasporto delle armi. E poi magari le grandi opere pubbliche, che il governo Meloni vuole inserire nei conti della Nato, finirebbero per essere sottoposte alle stesse leggi di guerra. Guai a protestare contro di esse.

MILITARIZZAZIONE DEI LAVORATORI E FASCISMO AZIENDALE

Assistiamo così attoniti ma non rassegnati, nell’ Italia del 2025, ad un processo di fusione tra militarizzazione dei lavoratori e dei cittadini e fascismo aziendale. Cioè quel regime autoritario instaurato nelle imprese, secondo il quale il dovere di fedeltà aziendale dei dipendenti viene molto prima dei loro diritti costituzionali.

Contro Luigi Borrelli, in particolare, la militarizzazione dei lavoratori ed il fascismo aziendale si sono messi assieme nel nome degli affari, perché è di affari che alla fine si tratta.

GLI OSCURI TRAFFICI DEL “D’ ANNUNZIO”

L’aeroporto “D’ Annunzio” di Montichiari è gestito da SAVE SpA, una holding formalmente italiana che opera nel settore aeroportuale. Ma dal 2017 la società aeroportuale è controllata da Agorà Investimenti S.p.A., in cui la maggioranza delle azioni è nelle mani di due fondi esteri, il tedesco Deutsche Asset Management di Deutsche Bank e il francese Infravia Capital Partners.

Montichiari è uno scalo civile commerciale, che non fa servizio passeggeri, perché questo è stato tutto concentrato nell’aeroporto di Verona, controllato dalla stessa società. Quindi i carichi di armi sono semplicemente affari che aumentano i profitti. Quei missili vanno in giro per il mondo, nessuno garantisce davvero la loro destinazione finale, sono solo soldi in più per la finanziaria che gestisce l’aeroporto. Vi è peraltro il dubbio che i razzi finiscano anche sui teatri di guerra (Ucraina, Medio Oriente). Resta il fatto che il “D’ Annunzio” non è sottoposto ad obblighi militari. E comunque i lavoratori che dovrebbero garantire i loschi profitti all’azienda non sono addestrati per agire sui carichi di armi. Ne va perciò della loro sicurezza. Hanno quindi il sacrosanto diritto di rifiutarsi di diventare serventi ai pezzi.

LE COLPE DI LUIGI BORRELLI

La persecuzione di cui è oggetto Luigi Borrelli deriva appunto da questo. In qualità di delegato sindacale e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha giustamente denunciato i rischi per i lavoratori e per la popolazione. Far transitare carichi di armi in aeroporti puramente civili è un attentato alla sicurezza di tutti.

A Luigi Borrelli è stato anche contestato di aver rivendicato il rifiuto di movimentare le armi durante un convegno promosso dalla USB e dal Centro Giuridico Abdel Salam lo scorso 11 giugno.

Il convegno si teneva proprio per discutere delle tutele giuridiche di lavoratori e delegati che si rifiutino di collaborare ad attività connesse con la guerra. Un delegato sindacale che parla dei suoi problemi in un convegno della sua organizzazione: scandalo!

IL PRESIDIO

Il 17 luglio, dunque, nel centro di Brescia un foltissimo presidio ha manifestato. Ha espresso la propria solidarietà per Luigi Borrelli, persona coraggiosa, consapevole che il dovere di un sindacalista è quello di tutelare i lavoratori, non omologarsi a priori ai comandi e agli interessi dell’ azienda. Oggi rischia il lavoro solo perché ha coerentemente difeso la Costituzione contro la militarizzazione, il fascismo aziendale e gli affari che li legano.

A portare il loro sostegno e la loro vicinanza a Luigi Borrelli, tanti iscritti all’ USB, una numerosa delegazione di “Potere al Popolo” con la presenza della Portavoce Nazionale Marta Collot, rappresentanti dei Giovani Palestinesi in Italia, della CUB (Confederazione Unitaria di Base), della Federazione Sindacale Mondiale (WFTU) dei portuali di Genova, dei Carc, la “Rete Donne in Cammino per la Pace”.

I TEMI CRUCIALI DEI TEMPI IN CUI VIVIAMO

Nei molti interventi dei partecipanti, nel corso dello speech tenutosi dinanzi al palazzo della Prefettura, sono emersi i temi cruciali dei tempi in cui viviamo.

Si è rilevato come il piano di riarmo deciso dall’Unione Europea, l’aumento oltre ogni sostenibilità delle spese militari deciso dalla NATO, la folle corsa agli armamenti, costituiscano di per sé una “dichiarazione di guerra”, attraverso la sottrazione di risorse ai diritti fondamentali: la salute, la casa, l’istruzione, la cultura, la salvaguardia dell’ambiente.

L’economia di guerra- è stato affermato nei brevi ed incisivi discorsi tenuti da esponenti della varie organizzazioni che hanno partecipato all’ iniziativa- comporta una proliferazione delle attività lavorative connesse con la guerra. La produzione, il commercio ed il trasporto delle armi, stanno portando ad un crescente coinvolgimento di lavoratori e lavoratrici in attività collegate direttamente o indirettamente con il settore bellico.

Il movimento sindacale, con il sostegno delle forze della società civile che hanno a cuore la pace e il disarmo, ha il dovere di dare una risposta a questa degenerazione. Vi è infatti il desiderio diffuso di tanti lavoratori e lavoratrici di sottrarsi agli ordini dei propri datori di lavoro quando questi sono in esplicito contrasto con i valori di pace e di convivenza umana.

Oggi più che mai si pone per i lavoratori il tema della “non collaborazione” con una economia di guerra e con un sistema di relazioni internazionali fondato sulla palese violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario. Si tratta di andare oltre il motto: “Non in mio nome” e proclamare con azioni concrete: “Non con le mie mani, non con le mie conoscenze, non con il mio lavoro”.

Se “l’Italia ripudia la guerra” (art. 11 Cost.) e se “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” (art. 1 Cost.), deve ritenersi coerente con il dettato costituzionale la volontà dei lavoratori e delle lavoratrici di non collaborare, di disobbedire, di non effettuare nessuna prestazione lavorativa che abbia un’attinenza diretta o indiretta con l’economia e la cultura della guerra, in ogni settore: industriale, della logistica e del trasporto, della ricerca, dell’istruzione.

Questa volontà di disobbedienza deve potersi manifestare anzitutto con il libero esercizio del diritto di sciopero (art. 40 Cost.) e di ogni azione collettiva di lotta (art. 39 Cost) che si opponga alla guerra e alle politiche di riarmo.

Lo sciopero contro le armi e le azioni collettive sindacali di contrasto alla movimentazione di armamenti costituiscano lo strumento più idoneo a garantire i principi costituzionali di rifiuto della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ed il rispetto del diritto umanitario ed internazionale.

Si è auspicato pertanto che venga riconosciuto il diritto di ogni lavoratore e lavoratrice di non effettuare per motivi di coscienza la prestazione lavorativa se questa è connessa direttamente o indirettamente all’economia e alla cultura della guerra e di essere assegnato/a ad attività alternative.

IL VALORE ESEMPLARE DI UNA LOTTA

La Prefettura, cui i rappresentanti sindacali avevano richiesto un incontro, è rimasta indifferente. E’ trapelata tuttavia la notizia che il Prefetto, rappresentante del Governo, si interesserà alla questione dello scalo di Montichiari solo se si farà viva l’ azienda.

In realtà, ciò che sta accadendo dimostra qualcosa di importante. Da un piccolo aeroporto di provincia può nascere una lotta di dimensioni internazionali. La battaglia di Luigi Borrelli riguarda tutti i lavoratori che non vogliono sentirsi complici del commercio delle armi e che difendono il diritto all’ informazione sui rischi per tutti i cittadini di un coinvolgimento dell’ Italia nell’ economia di guerra.

Non finisce qui. Nei prossimi giorni è previsto un incontro tra una delegazione USB ed i vertici aziendali. In base al suo esito, i partecipanti al presidio del 17 luglio hanno preso l’ impegno di decidere come proseguire la mobilitazione.

FILIPPO RONCHI